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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri







Ma chi sarebbero li salvanése

I forestieri a San Salvo

di Fernando Sparvieri

Un po' di storia locale raccontando personaggi







Capitolo XL

Il trofeo San Rocco

(18 Settembre 1967)


Tra salvanése, frastìre e frastirézze, per fortuna quest'ultimi un'esigua minoranza, San Salvo continuava il suo viaggo verso il futuro.

Elemento di comunione fra di loro, oltre che il lavoro, fu sicuramente lo sport, più propriamente il calcio.

L'amministrazione comunale, dopo aver arbelate (fatto riempire, seppellito) il vallone de lu Calevarie (del Calvario) e realizzata la villa comunale, dove vi era stato l'ultimo campo sportivo sansalvese prima di piantarvi gli alberelli, aveva fatto finalmente costruire, da una ditta di Pescara, lo stadio.

Era un gioiello.

Tutto recintato con lastre di cemento prefabbricate, nonostante nella prima fase non avesse ancora la tribuna ed il terreno di gioco era un po' a lémmete e fusse (disconesso) e senza erbetta, era sicuramente lo stadio più bello della zona. Quella sua struttura, gli conferiva un aspetto di un moderno impianto sportivo, che tutti gli altri paesi del circondario, ad eccezione di Vasto che aveva il classico Stadio Aragona, si sognavano.

Unico incoveniente era la sua ubicazione. Era situato ad un chilometro circa dal paese, in aperta campagna, in territorio di Vasto, e per arrivarvi bisognava percorrere un angusto viottolo di campagna, stretto e tortuoso, in cui ci capàve (entrava) a malapena nu trajene (un carretto). Vi si arrivava partendo da una stradina in terra battuta (attuale Via dei Tigli), all'epoca estrema periferia del paese, ed arrivati all'incrocio de la ve' de la Miramele (attuale Via Liquirizia -Via Melvin Jones), si girava a destra (attuale Via Silventi), e dopo altri 500 metri, tra rovi e sterpi (frattelìune), si arrivava a lu campe (la parola stadio non era ancora in uso a San Salvo).

Fortuna volle che dopo un po' di tempo venne appositamente realizzata Via dello Stadio, un vialone dritto e largo, sempre in aperta campagna, che per la sua larghezza, prima che venisse asfaltata e vi facessero i marciapiedi, ci pareva ancor più ampia, come un fiume in piena, bianco e brecciato.

La realizzazione dello stadio, bellissimo, ridestò nei giovani, la voglia di pallone.

Com'era scontato, frotte di ragazzini, quasi tutti con le scarpe normali o da tennis ai piedi, indossando chi la maglia dell'Inter, chi quella del Milan o della Juve, incominciarono ad affollare il terreno da gioco. Era dura per i ragazzini averne il monopolio. Ogni tanto arrivavano i  grandi, i giovanotti, e dovevano sbuchele' (svicolare, andare via). Ricordo che c'era un ragazzino, appartenente a chelle de Sammuéle (Samuele), che sin bambino, era stato colpito ad un arto dalla poliomelite, malattia frequentissima tra i neonati negli anni '50, che era un portento, un motorino, dotato di una tecnica sopraffina e di un tiro efficace. Senza quel problema, chissà dove sarebbe arrivato.

Non trascorse tempo che nacquero due squadrette di ragazzini, rivali: la Velox, il cui capitano era Pasquale D'Alberto, che aveva le maglie rossonere del Milan, che annoverava tra le sue file Gianni Mariotti, Erminio Cardarella, Necole Mariavincenze (Nicola De Filippis - Mariavincenza era il nome della madre), ed altri coetanei, e la squadre de Osvalde (la squadra di Osvaldo Menna), nella quale giocavo anch'io, con le maglie nerazzure dell'Inter, che nonostante annoverasse tra le sue fila Jair (Elio De Francesco) e Snellingher, il biondissimo Minuccio Magnacca, perdeva sempre.

Sembrava di stare a San Siro, tanto ci pareva maestoso quello stadio, per noi che eravamo abituati a giocare pe le ruelle u a le piazzàtte (per i vicoli o per le piazzette).

Soffrimmo un po' quando fecero i lavori di drenaggio, a stadio già ultimato. Il terreno di gioco venne totalmente rivoltato e realizzate decine di canali laterali, a screme de pàscie (a lisca di pesce), che confluivano in un altro più grande centrale, per la raccolta dell'acqua piovana. I lavori parevano non finire mai e durò quasi tutta l'estate.

Nonostante lo stadio finalmente fosse stato terminato, nessuno pensava tuttavia di costituire una società sportiva. La cultura societaria calcistica del paese era pressochè inesistente, ma qualcosa iniziò a muoversi.

Inizialmente furono i reduci della Tenax, una squadra locale degli anni '50, che fecero un primo tentativo. Antonio Pacchioli, che era stato storico capitano e centravanti della Tenax , insieme ad altri suoi ex compagni di squadra, Nicolino Fabrizio, Felice Tomeo e Alberico Chinni, presero l'iniziativa e scrissero una specie di lettera aperta ad un gruppo di persone. La lettera venne ciclostilata alla sezione del PCI, che aveva il ciclostile e di cui era segretario giovanile Alberico Chinni, e dopo averne fatte un centinaio di copie, infilate dentro le buste in quella della DC, di cui era segretario politico giovanile Felice Tomeo, vennero imbucate a mano, sotto le porte dei destinatari, risparmiando così anche i francobolli.

Fu un primo tentativo che non sortì effetto immediato, ma fu come un primo seme piantato.

Nel frattempo era arrivato per lavoro a San Salvo un giovane siracusano. Il suo nome era Luigi Costanzo, che si diceva fosse un arbitro di Serie C. Appassionatissimo di calcio, nelle ore libere, se ne andava quasi tutti i giorni al campo sportivo, dove fece amicizia con i ragazzi del luogo, che quasi ogni giorno davano vita a partite estemporanee, tra squadre improvvisate.

Il sig. Costanzo da Siracusa, rimase meravigliato dal fatto che a San Salvo non esistesse alcuna società calcistica e si fece promotore, insieme a Gine Pelè (Gino Bracciale), giovane fotografo in erba, ed altri ragazzi che giocavano a calcio, di organizzare, in quel bellissimo stadio, almeno un torneo di calcio.

Cadde a fagiolo la festa di San Rocco del 17 e 18 Settembre 1967, che all'epoca si festeggiava quasi alla pari con San Vitale, il protettore.

Lo chiamarono "Trofeo San Rocco" , invitando squadre dei paesi limitrofi.

La squadra locale annoverava tra le sue fila il funambolico Michele Molino, sicuramente il più estroso calciatore sansalvese dell'epoca, Nicolino Fabrizio, Alberico Chinni, il portiere Erminio Del Casale, tutti e quattro reduci della Tenax. Poi vi era Luigi Franceschini, che si divideva da sempre tra Montenero di Bisaccia, suo paese natio e San Salvo, dove vivevano i nonni; Gaudio Costantino, che era il figlio del maresciallo dei carabinieri; Aldo D'Ascenzo, che era tornato per le vacanze da Modena, dove studiava e viveva con la famiglia. C'era anche Angelo Longhi, che era come il prezzemolo e stava ovunque: suonava la batteria e si dilettava a tirare calci al pallone.

Per rendere la squadra più competitiva vi fecero degli innesti nghe le frastire.

Invitarono Umberto Stella, detto Pecos da Fresagrandinaria, dipendente SIV; un ragazzo di Casoli che di cognone faceva Forlani, che spesso veniva a trovare a San Salvo suo cognato Natalino Giarrocco, che lavorava alla Bonacci Sud; Michele Ranalli, di Scerni, che si era trasferito in famiglia a San Salvo, passando per Cupello, dopo che suo padre Umberto, carabiniere in pensione, era stato assunto custode alla I.CO.MI ed infine un attempato calciatore, di cui non ricordo il nome, temporaneamente a San Salvo per lavoro, che dicevano fosse un ex calciatore di serie D.

Il trofeo venne vinto dalla rappresentiva del San Salvo che sconfisse il Palmoli 2 a 1.

A premiare la squadra fu il Cav. Virgilio Cilli.

Fu la scintilla che fece scoppiare il tifo.

Dieci giorni dopo venne costituita la Società Sportiva "U.S. San Salvo", affiliata alla F.I.G.C. il 14 ottobre 1967, con il numero di matricola 47000.

Presidente della societa Sportiva venne mominato il Cav. Virgilio Cilli, segretario Felice Tomeo, consiglieri Amedeo Artese, Donato Corrado, Ennio Di Pierro, Antonio Di Rito e Gennaro Raspa. Presidente onorario Vitale Artese, già Sindaco di San Salvo ed esponente di spicco della D.C. provinciale. Medico sociale Dr. Vitaliano Ciocco, massaggiatore Franco Lestingi, infermiere.

La squadra venne iscritta al campionato di III categoria.

Trofeo San Rocco- 18 Settembre 1967
Da sin. in piedi: l'arbitro Luigi Costanzo da Siracusa, Leone Balduzzi, Vito Di Gregorio, Virgilio Cilli, con in mano la coppa, Rocco Tomeo, Amedeo Artese, Michele Molino, Angelo Longhi, Umberto Stella, detto Pecos, Donato Corrado, l'ex calciatore di serie D di cui sfugge il nome, Gennaro Raspa, Alberico Chinni, Michelino Ciavatta, Nicolino Fabrizio, capitano, Ennio Di Pierro, Pietro Marzocchetti e l'infermiere Francesco Lestingi. Accosciati, da sin. Antonio Pacchioli, Erminio Del Casale, portiere, Gaudio Costantino, Franco Forlani da Casoli, Michele Ranalli, Aldo D'Ascenzo, seminascosto Luigi Franceschini, Gino Bracciale.



UN PO' DI STORIA CALCISTICA SANSALVESE PRIMA DELLA SIV

San Salvo, prima della realizzazione dello stadio comunale, aveva avuto diversi campi sportivi nelle periferie del paese, su terreni di proprietà di privati, che alla prima occasione, se ne rimpossessavano. Nel periodo del fascio, vi era stato uno spiazzo adibito a spazio sportivo, andando, sulla destra, verso il camposanto (attuale Via del Cimitero), nel quale vi svolgevano esercizi ginnici i giovani balilla. Durante il periodo dell' AMGOT, organismo militare creato dalle truppe alleate per il governo dei territori da esse occupate, gli inglesi spianarono con i caterpillar un terreno vicino a lu trappéte de Ciuvuàtte (ora sede della Banca di Credito Cooperativo), così chiamato perchè vi era un frantoio di proprietà di un signore di Vasto soprannominato "civetta", dove vi realizzarono un campo sportivo. Nel dopoguerra, con il campo sportivo realizzato dagli inglesi che tornò ad essere terreno seminativo, i ragazzi per qualche anno andarono a giocare arrete a lu campesante (ad uno spiazzo incolto dietro al cimitero). Negli anni '50 vi fu il famoso "campo del pero" (zona attuale Via Platone), così chiamato perchè al centro del terreno di gioco, vi era un albero di pero. Vi giocava  la squadre de le studinte (la squadra degli studenti), che erano per lo più giovani che studiavano fuori sede e che tornavano in estate per le vacanze estive. Si racconta che il pero, al centro del campo sportivo era sempre spoglio a causa delle pallonate che riceveva, e che una notte Sandruccie (Alessandro) Cilli, che giocava con gli studenti, prese lu trajene (il carretto) del padre ed insieme ad altri amici lo recisero, portando la legna all'indomani al proprietario del terreno Do' Marie Artese, che sebbene fosse loro amico, si infuriò minacciando denunce.

Dopo il campo del pero venne realizzato un altro campo sportivo alla fine di C.so Garibaldi, cento metri dopo la caserma dei carabinieri, da molti confuso con il campo del pero originale in quanto nelle adiacenze del terreno di gioco vi erano altre piante di pero, sotto l'ombra delle quali i ragazzi si spogliavano per indossare i panni da calciatore.

Gli ultimi due campi sportivi furono quelli agli inizi degli anni '60 a lu Calevarie, realizzati prima che riempissero l'adiacente vallone con il terreno di sbancamento della SIV per realizzare la villa comunale. Il primo, interrato e con il terreno di gioco livellato alla base del vallone, venne chiamato dai ragazzi "La fossa dei leoni", mentre il secondo venne realizzato allo stesso punto, dopo il riempimento, in lieve pendenza e con una porta rivolta verso la Scuola Media e l'altra verso S.da Istonia. Questi due ultimi campi sportivi durarono pochissimo tempo.Subito dopo venne realizzato lo stadio nell'omonima via , su agro di Vasto, all'epoca ancora aperta campagna.

Altro terreno di gioco famoso, in contemporanea con il campo del pero fu a La fantene, vicino al fiume Trigno. Era uno spiazzo nella radura del bosco Motticce, acquitrinoso d'inverno e asciutto d'estate, dove andavano a giocare, quasi tutti scalzi, i ragazzi della squadre de la Fanténe, costituita per lo più da giovani manovali e forti contadini. Il terreno di gioco era pieno di streppìune (radici ed altre erbe selvatiche), nonostante gli stessi ragazzi gli diedero una bonificata prima di giocarci.

Le squadre di calcio in quegli anni erano improvvisate. Disputavano partite a Sande Vetale e a Sandrocche (alle feste di San Vitale e San Rocco) ed alcune domeniche estive, incontrando squadrette di paesi vicini. Questi ragazzi, sovente, si recavano anche in trasferta, raggiungendo i paese vicini a piedi e con una sola bicicletta, con la quale il proprietario faceva la spola avanti ed indietro, per tutto il tragitto, per trasportare soprattelare (sulla canna del telaio) gli amici calciatori.

La prima squadra di cui si ha menzione nella storia del calcio sansalvece risale agli trenta, in piena era fascista. Vi giocavano Bionde (Biondo Tomeo), Mastre Pèppe lu barbire (Giuseppe Bruno, barbiere, padre di Giovanni), ed altri ghiovani dell'epoca. Il capitano era Berardo Granata, figlio di Vincenzo.

Famose restano le partite di calcio a lu trappete de Ciuvuàtte tra gli inglesi ed i bersaglieri, rimasti bloccati a San Salvo dopo l'armistizio, in attesa che si spostasse il fronte di guerra sul fiume Sangro. La squadra dei bersaglieri, tra i quali giocavano calciatori di serie A, tra cui Arcari III (Sante Pietro Arcuri) che era stato campione del mondo ai mondiali del '34, era sostenuta nel tifo dai sansalvesi, che ne fecero i loro paladini. Siccome gli inglesi perdevano sempre, fecero intervenire la loro nazionale militare che arrivò in aereo nel loro aeroporto militare sull'arenile, giù a Pantanella, in una sorta di sfida Italia-Inghilterra. Nella squadra inglese giocava il famoso calciatore Stanlej Matthews, insignito anni dopo, per meriti sportivi, con il titolo di Sir dalla regina d'Inghilterra. I bersaglieri, che giocavano con i gambali militari, rimediarono nella prima partita una sonora sconfitta, per poi pareggiare 1 a 1 in un'altra successiva. Vi furono anche partite tra bersaglieri e la Vastese, con i militari sempre vincitori. I bersaglieri caricavano sui cassoni dei camion i ragazzi sansalvesi, loro tifosi, e li portavano a Vasto, riportandoli al ritorno.

Nell'immediato dopoguerra restano famosi gli incontri di calcio tra la squadre de li studinte, più tecnici, ed i ragazzi de la Fanténe, più forti fisicamente. Scommettevano piccole somme di denaro che andavano alla squadra vinvitrice.

Negli anni '50, un gruppo di ragazzini, capitanati da Tonino Longhi, costituì la Tenax. Sconfissero la squadra degli studenti e divennero loro la prema squadre (prima squadra), così era chiamata quella più forte e rappresentativa del paese. Furono i primi ad indossare una divisa completa, con maglie giallorosse, acquistate da Alfiere Evangelista a Vasto, dove si recava quotidianamente a scuola, con i soldi racimolati tra i ragazzi della squadra. La Tenax durò circa un decennio, con un continuo ricambio generazionale. Era l'epoca dell' emigrazione di massa. L'ultima sua formazione è riconducile alla fine degli anni '50, primi anni '60, quando venne capitanata da Antonio Pacchioli. Alcuni ragazzi di quest'ultima formazione, dopo lunghi periodi che non disputarono partite per la mancanza in paese di campi sportivi, parteciparono nel '67 al Trofeo San Rocco, che fu la partita preludio alla nascita della U.S. San Salvo.



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dietro/avanti


Un libro sul web

MA CHI SAREBBERO

LI SALVANESE

I forestieri a San Salvo

INDICE


Capitolo I
Introduzione
I maestri di scuola



Capitolo II
I carabinieri
e Nonsaccie




Capitolo III
da Gerardo D'Aloisio
a Luegge Capaùne




Capitolo IV
Lu camie de Masciulle
(Il camion di Masciulli)




Capitolo V
Giovanni Bassi
e Valentini Bassi Venturini




Capitolo VI
Vincenzo Larcinese




Capitolo VII
Ninuccie
lu panattire




Capitolo VIII
Lu macillare
de Lentelle




Capitolo IX
Nine
lu napuletane




Capitolo X
Franche lu 'nfurmire




Capitolo XI
Quei matrimoni d'altri tempi -
La bella farmacista ed Erpinio Labrozzi




Capitolo XII
Quei matrimoni d'altri tempi -
Il fidanzamento
e a la spose




Capitolo XIII
Quei matrimoni d'altri tempi -
Il fidanzamento
e a la spose




Capitolo XIV
Erpinio Labrozzi e Maria Iole Di Nardo




Capitolo XV
(Fine prima Parte)


Capitolo XVI
Lu 'ngiugnìre
Tommaso Papi



Capitolo XVII
La famiglia Ricca




Capitolo XVIII
la crisi degli artigiani




Capitolo XIX
Lu motore
de le casuléne




Capitolo XX
Di Virgilio Nicola
la léma sàrde




Capitolo XXI
Lu camie
de Tinarìlle




Capitolo XXII
Angelo Di Biase
(Biascille)


Capitolo XXIII
Li carrettire
diventano camionis




Capitolo XXIV
Lu Jumme
ed il pastificio de mastre Camélle e Marchàtte




Capitolo XXV
Adelme, Gelarde e Micchéle Cillène




Capitolo XXVI
Li trajene
e la nazionale





Capitolo XXVII
La nazionale
ed il dialetto




Capitolo XXVIII
Li frastire
ed i venditori ambulanti




Capitolo XXIX
Quando la gente
parlava con gli animali




Capitolo XXX
Lu sciopere
de lu bosche
e le cantine sociali




Capitolo XXXI
La scoperta
del metano




Capitolo XXXII
La Brede (la SIV)





Capitolo XXXIII
La nascita
della Villa Comunale




Capitolo XXXIV
LA SIV
L'accensione
del 1° forno




Capitolo XXXV
Giorgio la Rocca
(lu rumuane)




Capitolo XXXVI
L'on. Aldo Moro
a San Salvo




Capitolo XXXVII
La fabbreche de le tavelàlle




Capitolo XXXVIII
Il profumo
del progresso




Capitolo XXXIX
La sirena
e le frasterézze




Capitolo XL
Il trofeo
San Rocco




Capitolo XLI
Pasquale Spinelli



Capitolo XLII
Umberto Agnelli
a SanSalvo




Capitolo XLIII
Scandalo al sole




Capitolo XLIV
Ma chi sarebbero
li salvanése