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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri







Ma chi sarebbero li salvanése

I forestieri a San Salvo

di Fernando Sparvieri

Un po' di storia locale raccontando personaggi







Capitolo XXXV

Giorgio La Rocca
(Lu rumuane)


Foto aerea di San Salvo . Sullo sfondo la SIV.


L’esplosione demografica dopo l'entrata in funzione della SIV comportò il primo serio problema per il paese: vi era bisogno di case.

Il flusso dei forestieri aumentava vertiginosamente.

Il paese, urbanisticamente parlando, era rimasto più o meno simile a quello di prima che arrivasse l'industria.

Lo si poteva racchiudere in pochi quartieri: lu quart'ammante, lu quárt'abbálle, la piázze, arréte a la Chijsce, Via Savoie, abbálle pe la fànte, la ve' de San Giuseppe, la ve' de la Mirámmele, la curve de la mamméne, lu làmmete, le mbùrze, la Madonne.

Una prima espansione edilizia vi era stata verso la fine degli anni '50 nei terreni di proprietà di Don Caddane de Véte (don Gaetano De Vito), dietro al recinto posteriore del suo palazzo in C.so Umberto I, che era già aperta campagna, dove ci stavano le ménnele (alberi di mandorlo).

Lì dietro, infatti, sul finire degli anni '50, dopo essere stata realizzata la strada brecciata Via de Vito, sul terreno donato dallo stesso don Caddane al Comune, avevano edificato la sezione della DC "Ezio Vanoni", inaugurata dal ministro Vittorino Colombo ed il nuovo palazzo scolastico.

Sempre sui terreni di Don Gaetano, compresi da Via de Vito a Via della Mirandola, vi era stata una primitiva "lottizzazione", con strade in terra battuta, che quando pioveva affogavano nel fango. A quelle strade successivamente daranno i nomi dei poeti (Via Dante, Via Tasso, Via Boccaccio, Via Petrarca ecc). Venne costruita, sempre in quella zona, dall' INA Casa, anche una serie di villette a schiera popolari, molto belle, in cui andarono ad abitare alcune famiglie locali tra cui quella del postino Vitale Pellicciotta e del maestro elementare Enrico Maiarota. Vi si accedeva da Via de Vito, percorrendo l'attuale Via Dante, l'unica ad essere brecciata tra le altre tutte in terra battuta.

Sembrerà assurdo oggi, ma le case più belle esistenti a quei tempi, con le dovute eccezioni per i palazzi di qualche benestante, erano proprie quelle costruite dallo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari ed INA Casa). La prima in assoluto venne costruita dallo IACP in C.so Garibaldi sul finire degli anni '50, dopo la caserma dei carabinieri, dirimpetto alla palazzina con giardino di Vincenzo Granata, dove abitava la bidella della scuola media Giuvuine (Giovina) D'Ercole e la seconda (INA CASA) venne costruita nell'attuale Via Marconi, dietro al palazzo scolastico di Via De Vito, dove andarono ad abitare Febbe (Febo) Borzacchini ed altre famiglie locali. Entrambe vennero realizzate, agli albori della sua attività, dall'impresa di costruzione di Don Nicola Cirulli, che poi acquisterà sul finire degli anni '70 le terre de Don Giorgie (Azienda D'Avalos) a Montalfano.

Queste palazzine, le prime condominiali, erano modernissime per quei tempi, e potevano vantare pavimenti in marmettoni, bagni con sanitari e ottime rifiniture interne ed esterne, che la gran parte delle case della gente comune, con pavimenti in mattoni e spesso con relativa stalla interna, si sognavano.

L'arrivo, quindi, di questi primi lavoratori della SIV, trovò il paese impreparato dal punto di vista urbanistico. Le case da affittare erano poche e per di più spesso inadeguate. I dirigenti della SIV non ci pensarono due volte ad andare ad abitare a Vasto, che già contava all'epoca più di 20.000 abitanti, dove vi erano tutte le scuole superiori, la Questura, il Tribunale ed avviate attività commerciali. A San Salvo si stabilirono invece per lo più famiglie degli operai.

In un paese, ancora urbanisticamente di questo tipo, ecco però arrivare un bel giorno Giorgio La Rocca (Roma 26/8/1933), chiamato dai sansalvesi lu rumuane (il romano).

Chi era Giorgio La Rocca?

Un omone bello e grosso, sempre sorridente e gentile, un pacioccone dal cuore d'oro.

Quando si dice il destino. La sua venuta a San Salvo fu casuale.

Era stato in gioventù in Venezuela, dove aveva fatto il muratore carpentiere e ferraiolo. Al suo ritorno si era stabilto ad Ostia (RM).

Un giorno gli si ruppe l'orologio e lo portò ad aggiustare ad un'oreficeria di Ostia. L'orefice si chiamava Nino (Antonio) Bellantuono, originario di Torremaggiore (FG), che aveva sposato la sansalvese Laura Torricella, figlia di Lunarduccie (diminuitivo di Leonardo), il quale, nonostante la sua famiglia d’origine avesse un negozio di frutta e verdura, dopo aver studiato da orafo ed orologiaio, aveva aperto un’oreficeria a Ostia.

Giorgio e Nino si conobbero e divennero amici.

Nino, a cui Giorgio aveva confidato di non sapere come investire i soldi guadagnati in Venezuela, un giorno gli disse che a San Salvo, paese d'origine di sua moglie Laura Torricella, dove abitavano i suoceri, stavano costruendo una grande industria vetraria, la SIV, e che vi era bisogno di case.

Lo invitò a fare una passeggiata a San Salvo, paese che Giorgio non sapeva neppure esistesse.

Era il 1963 quando Tonino lo portò a San Salvo e costituirono una specie di società di fatto, investendo i loro risparmi nella costruzione di una palazzina: Giorgio sarebbe stato il costruttore e Tonino suo cofinanziatore.

E così, sopra la chiesetta di San Rocco, in aperta campagna (attuale Via Bandiera), su un terreno che come tanti altri, nella stessa zona, era di proprietà de le múnicie (dei frati), di cui Padre Alberto Mileno di Vasto era il principale rappresentante anche nella gestione delle proprietà immobiliari, iniziarono a costruire una palazzina condominiale per civile abitazione, la prima in assoluto a San Salvo.

All’inizio, subito un grande spavento.

Eggidie, Egidio Evangelista, giovanissimo, che si era messo in testa di fare il mutarore, il 26 Marzo del 1964, cadde durante i lavori di copertura dell’ultimo solaio della costruenda palazzina, facendo un volo di 14 metri, ricadendo sul terreno in uno spazio brecciato tra la betoniera ed un bidone dell'acqua, qualche istante prima che il montacarichi con il quale stava lavorando, gli crollasse a fianco.

Raccolto a terra dalle possenti braccia di Giorgio, che se lo caricò su una spalla, esanime, con il sangue che gli fuoriusciva dalla bocca, venne immediatamente portato all’Ospedale Civile di Vasto, dove fortunatamente dopo un paio d'ore riprese piena conoscenza.

Z’avè' cciáccate la lànghe” (nella caduta Egidio si era morso la lingua), era questo il motivo del sangue alla bocca. Per il resto solo qualche escoriazione.

Tornando alla costruzione della palazzina, costituita da 6 appartamenti, Giorgio non fece in tempo ad ultimarla che venne venduta tutta: due alloggi, al 1° piano, li comprò Don Peppino De Vito, mentre gli altri quattro li acquistò la SIV, forse per destinarle ad abitazioni dei propri dirigenti (all’epoca non ancora era stato realizzato il villaggio SIV).

Con gli affari che erano andati a gonfie vele, sempre con Nino socio cofinanziatore, costruì subito dopo altre due palazzine condominiali, più grandi, tra Via Mirandola e XII Vico Garibaldi, ubicate tra la casa de li Mirtalette (famiglia Evangelista) e di Pauluccie De Luca, edifici che tanto ci parevano grandi rispetto alle case circostanti, da sembrarci dei grattacieli, una specie di torri gemelle sansalvesi.

Dopo la costruzione di questi primi palazzi, divenendo il volume d’affari abbastanza elevato, Giorgio propose a Tonino di costituire una società vera e propria, idea che non andò in porto.

E così proseguì da solo.

Ormai sansalvese d’adozione, proseguì la sua attività di costruttore “a lu luammete” in Via Trignina, dopo la curve de la mamméne, dove nella zona scoscesa verso Via Madonna delle Grazie, realizzò altri palazzi.

Il primo che edificò, in Via Trignina, fu sede di varie banche, di cui la prima fu il Banco di Napoli e dell’esattoria di Don Ettore Cirese. Poi proseguì con la costruzione di altri due palazzi nell’attuale Trav. di Via del Mare, sino a a costruirne ancora altri a scendere in Via Madonna delle Grazie, a fianco alla villa che fu dell’On. Vitale Artese.

"Lu rumuane", che ogni fine settimana ritornava ad Ostia, dove aveva famiglia, alloggiava nella neonata pensione Menna in Via Mirandola, che la sig.ra Adele Angelozzi, la mamma di Osvaldo e Consiglia Menna, aveva aperto proprio in quegli anni "pe li frastire", per operai ed impiegati single che arrivavano a frotte in quegli anni. Alla pensione Menna ricordo molti giovani dipendenti SIV, tra i quali l'infermiere della SIV Biagio La Corte, che sposò la sansalvese Nadia Giammarino, ed il rag. Luciano Viaggi, purtroppo entrambi deceduti prematuramente. Altra pensione sorta in quegli anni fu quella aperta dalla famiglia di Rocchino Boschetti in C.so Garibaldi, che ospitò anch'essa tantissimi operai ed impiegati SIV.

Lu rumuane, in età da pensione, fece definitivamente ritorno dalla sua famiglia ad Ostia, portandosi nel cuore un pezzettino di San Salvo, di cui egli fu figlio adottivo indimenticabile, non solo per le sue doti imprenditoriali, ma di signorilità ed umanità.

Fu il primo costruttore di palazzi a San Salvo.

Sulla sua scia, negli anni '80, molti muratori sansalvesi, molti dei quali nel periodo dell'emigrazione erano stati all'estero, lo emularono diventando imprenditori edili.

Il primo però fu lui.

Lu rumuáne.



Nella foto sulla sinistra il 4° palazzo costruiito da Giorgio La Rocca a San Salvo.



NOTE:

Alcuni muratori sansalvesi alle dipendenze di Giorgio La Rocca furono Rocco De Nicolis, Gesarie Crevelláre (Cesario Mariani), Nicola Cilli, Santino Frasca, ‘Ntonie Manzàune (Antonio Manzone),oltre al già citato Egidio Evangelista.

Alcuni nomi di zone e quartieri sansalvesi:

La piazze: attuale piazza San Vitale, ex Piazza Municipio. Lu quart'ammante, zona che partiva dall'orte de lu capetane (attuale piazza Giovanni XXIII) sino alla vecchia caserma dei carabinieri in C.so Garibaldi. Vi faceva parte anche lu Termene (il temine), zona alta di C.so Garibaldi, così chiamata perchè vi era un termine stradale a pochi metri dai confini con i territori dei Comuni di Vasto e Cupello; Lu quart'abballe: la zona che partiva dall'orte de lu capetane e comprendeva Via Roma e tutto Rione Istonio (Piazza del Popolo, Via Cavour; Via Savoia, iniziava a lu spaccie de Crapacotte (la rivendita di tabacchi n.1 di Michelino Fabrizio, all'imbocco di Via Savoia) e terminava in Via Gioberti; arrete a la Chijsce (dietro alla Chiesa), le strade immediatamente dietro la Chiesa di San Giuseppe (Via della Chiesa, Via Orientale). La Madonne (la zona all'estrema periferia dove vi è la Chiesetta della Madonna delle Grazie). La curve de la mamméne (la curva della levatrice). Era la curva dalla quale ci si immette nella strada che conduce alla chiesetta di San Rocco;  Le mburze:una parte di Via Orientale accessibile dai gradini di Via Martiri d'Ungheria. Lu làmmete (dosso): zona di Via Trignina, subito dopo, a scendere, la curve de la mamméne.




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dietro/avanti


Un libro sul web

MA CHI SAREBBERO

LI SALVANESE

I forestieri a San Salvo

INDICE


Capitolo I
Introduzione
I maestri di scuola



Capitolo II
I carabinieri
e Nonsaccie




Capitolo III
da Gerardo D'Aloisio
a Luegge Capaùne




Capitolo IV
Lu camie de Masciulle
(Il camion di Masciulli)




Capitolo V
Giovanni Bassi
e Valentini Bassi Venturini




Capitolo VI
Vincenzo Larcinese




Capitolo VII
Ninuccie
lu panattire




Capitolo VIII
Lu macillare
de Lentelle




Capitolo IX
Nine
lu napuletane




Capitolo X
Franche lu 'nfurmire




Capitolo XI
Quei matrimoni d'altri tempi -
La bella farmacista ed Erpinio Labrozzi




Capitolo XII
Quei matrimoni d'altri tempi -
Il fidanzamento
e a la spose




Capitolo XIII
Quei matrimoni d'altri tempi -
Il fidanzamento
e a la spose




Capitolo XIV
Erpinio Labrozzi e Maria Iole Di Nardo




Capitolo XV
(Fine prima Parte)


Capitolo XVI
Lu 'ngiugnìre
Tommaso Papi



Capitolo XVII
La famiglia Ricca




Capitolo XVIII
la crisi degli artigiani




Capitolo XIX
Lu motore
de le casuléne




Capitolo XX
Di Virgilio Nicola
la léma sàrde




Capitolo XXI
Lu camie
de Tinarìlle




Capitolo XXII
Angelo Di Biase
(Biascille)


Capitolo XXIII
Li carrettire
diventano camionis




Capitolo XXIV
Lu Jumme
ed il pastificio de mastre Camélle e Marchàtte




Capitolo XXV
Adelme, Gelarde e Micchéle Cillène




Capitolo XXVI
Li trajene
e la nazionale





Capitolo XXVII
La nazionale
ed il dialetto




Capitolo XXVIII
Li frastire
ed i venditori ambulanti




Capitolo XXIX
Quando la gente
parlava con gli animali




Capitolo XXX
Lu sciopere
de lu bosche
e le cantine sociali




Capitolo XXXI
La scoperta
del metano




Capitolo XXXII
La Brede (la SIV)





Capitolo XXXIII
La nascita
della Villa Comunale




Capitolo XXXIV
LA SIV
L'accensione
del 1° forno




Capitolo XXXV
Giorgio la Rocca
(lu rumuane)




Capitolo XXXVI
L'on. Aldo Moro
a San Salvo




Capitolo XXXVII
La fabbreche de le tavelàlle




Capitolo XXXVIII
Il profumo
del progresso




Capitolo XXXIX
La sirena
e le frasterézze




Capitolo XL
Il trofeo
San Rocco




Capitolo XLI
Pasquale Spinelli



Capitolo XLII
Umberto Agnelli
a SanSalvo




Capitolo XLIII
Scandalo al sole




Capitolo XLIV
Ma chi sarebbero
li salvanése