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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri







Ma chi sarebbero li salvanése

I forestieri a San Salvo

di Fernando Sparvieri

Un po' di storia locale raccontando personaggi







Capitolo I

I forestieri a San Salvo
Da sor Arturo ai maestri di scuola


San Salvo - panorama - primi anni'50


Nell' immediato dopoguerra arrivò a San Salvo un pittore di passaggio. Il suo nome era Arturo, così lo chiamavano i sansalvesi.

Arturo, come tanti saltimbanchi e suonatori di pianini che ogni tanto giravano per le vie del paese, arrivò a San Salvo a piedi, trainando con sé un carretto con le ruote in legno, sul quale era scritto PITTORE DI PASSAGGIO.

Sor Arturo, come iniziarono a chiamarlo più tardi affettuosamente i sansalvesi, non andò più via dal nostro paese, ove morì. Era originario dell’alta Italia, forse veneziano, nonostante quel “sor” parrebbe identificarlo come romano. A lui si devono molte decorazioni della Chiesa di San Giuseppe e nei palazzi dei benestanti, le prime insegne dei negozi e botteghe artigiane, dipinte con vernice sui muri, oltre a lavoretti di tinteggiatura nelle case. Si racconta che fosse amante del buon vino e spesso era solito dire, con il suo accento veneto: “Son venuto qui per 7 giorni e son rimasto qui 7 anni”. Dopo aver dormito le prime notti nella locale sezione del P.C.I. in C.so Garibaldi (1), che lo accolse come proletario, trascorse il resto dei suoi giorni in un angusto magazzino annesso al laboratorio di falegnameria di Michele Colecchia, in XIII Vico Garibaldi, che si prese umanamente cura di lui. Morì cadendo da sopra un armadio, su cui si era arrampicato, mentre stava a sbianche' (a tinteggiare) la casa di Donn'Angele Cirascìlle (don Angelo Cirese, l'esattore), dietro alla chiesa, probabilmente a causa di un improvviso malore.


Disegno di Tonino Longhi


Ho voluto raccontarvi la storia di sor Arturo, il cui cognome nonostante le mie numerose ricerche non mi è dato ancora di sapere, perché per molti versi la sua vita è simile a quella di tanti altri forestieri, venuti qui nel corso del ‘900, e mai più andati via, come attratti da un fascino misterioso.

SterpettiE' il caso, ad esempio, di Angelo Sterpetti, da Cisterna (LT), il militare benefattore infermiere dei tempi della malaria (anni '20 - '30), che continuò, anche dopo la bonifica, ad assistere per lunghi anni, come unico infermiere, la popolazione di San Salvo, recandosi ogni giorno in bicicletta da la Staziaune (contrada Stazione), dove abitava, al paese. Lo ricordo mentre pedalava con la sua bicicletta, con “du’ chiappétte” (due mollette per panni) che gli stringevano i pantaloni alle caviglie, per evitare che gli si sporcassero di grasso andandogli a finire in mezzo alla catena. Celibe, visse sino a tardissima età a San Salvo, insieme ad una sorella, nubile. I due probabilmente avrebbero concluso i loro giorni qui se una nipote non fosse venuta a prenderli, ormai anziani, per portarli entrambi a Como.

Lo stesso Farrahàune (Michelangelo Ferragonio), ad esempio, che portò per primo la corrente elettrica a San Salvo, sfruttando l’acqua del fiume Trigno, deviata verso il mulino Pantanella, non era di San Salvo, ma pugliese. Si era sposato a Vasto e poi si era trasferito a San Salvo, andando ad abitare in 7° Vico Savoia.

Tanto per citarne qualcun'altro, se non altro per il suo sorriso, mi ritorna in mente un certo Massimine, all'anagrafe Massimino Casimiro, un brav’uomo originario di Casoli, che abitava precisamente in 1° Vico Fontana, vicino a la case di mast’Andonie lu giurnalàre (Antonio Napolitano), il primo giornalaio sansalvese. Da quel che ricordo, Massimine, che mastrejeve 'nghe 'na trébbie e nu motóre (che lavorava con una trebbia ed un trattore agricolo), era l'unico casolano ad essersi integrato pienamente nella vita di paese, al contrario dei suoi numerosissimi conterranei, che invece abitavano in colonie sparse in campagna, in masserie nel circondario del centro abitato (i primi casolani furono i fratelli Carmine e Antonio Travaglini che si stabilirono nel 1912 in contrada Colle Pagano).

Altro splendido personaggio che ricordo con stima ed affetto è Do’ Robberte, all'anagrafe Roberto Pascale, originario di Castelvenere (BN). Ex Ufficiale della Arenonautica della Scuola di Volo di stanza all’aeroporto di Pescara, prigioniero degli inglesi per lunghi 7 anni in Madagascar. Venuto a San Salvo nel dopoguerra, come collocatore all'Ufficio di Collocamento del paese, conobbe Amalia, una figlia di Miccheline de Crapacotte, e la sposò. Do' Robberte, rimasto vedovo, dopo qualche anno si risposerà, continuando a vivere per sempre qui.

Da sin. Roberto Pascale, Do' Robberte, Don Gustavo Cirese, medico chirugo, Don Oreste Sabatini, commerciante e Do' Rolande la poste (Rolando Cirese), direttore dell'Ufficio Postale.


L'elenco della lista di nozze si allungherebbe in modo considerevole se mettessimo tra loro “li tranese”, giovani di Trani o di altri paesi delle Puglie (de le Pije), che prima e dopo la guerra si sposarono a San Salvo (per un periodo fu consuetudine con matrimoni combinati) e vi rimasero sino alla morte. Storia a parte invece è quella di Zi' Peppine Mariscialle (Giuseppe Masciale), da Bitonto (BA), uomo dai mille mestieri (banditore, addetto al servizio acquedotto comunale ed a tempo libero anche l’unico impagliatore di sedie in San Salvo), che con la guerra ancora in corso, dopo l'armistizio dell' 8 settembre 1943, si ritrovò militare sbandato a San Salvo, alla stregua di un disertore. Trovò rifugio presso una famiglia sansalvese, che apparteneva a chelle de li Frascarìle (alla fam. Frasca). Qui conobbe Za' Vetalene (Vitalina Di Rito), giovane sansalvese, che di lì a poco sarebbe divenuta sua moglie. Si racconta che la prima volta che Zi' Peppine la portò in treno, giù a Bitonto, fuggì impietrita per lo spavento alla vista del treno alla vecchia stazione ferroviaria.

La striscia matrimoniale si allungherebbe ulteriormente se aggiungessimo li midichi (i medici), come il cupellese Do' Micchele (Michele) Di Stefano, che sposò la giovane sansalvese Angiolina Artese Monacelli, e Don Federeche (Federico Bontempo), la cui famiglia di origine era di Torrebruna. Don Federico, dopo il giuramento di Ippocrate, giurò eterno amore a Lidia Fabrizio, figlia di Donna Emme la mamméne (Emma Frasca, levatrice).


Don Michele Di Stefano al centro. Gli altri nella foto da sin. sono: Do' Robberte Pascale, collocatore, Carlo Alberto Camicia, Segretario P.C.I., don Gustavo Cirese, Segretario D.C., il già citato Don Michele Di Stefano, in primo piano Don Mario Artese, medico, il barbiere Vito Napolitano ed in piedi il Sindaco pro-tempore socialdemocratico Domenico Cervone a capo dal '48 al '56 di una amministrazione social-comunista.


Il dottor Federico Bontempo il terzo da destra nella foto. Fine anni '50' - Gruppo di famiglie sansalvesi parenti, in gita un lunedì di Pasqua al porto di Punta Penna. Oltre alla nave notare sullo sfondo le auto anteguerra, che all'epoca andavano ancora in giro.


E che dire della nutrita schiera de le mestre o majestre de scole frastire (dei maestri elementari forestieri) che venuti a San Salvo per insegnare alla scuola elementare, salirono dapprima sulla cattedra del palazzo scolastico di Piazza San Vitale (un tempo Piazza Municipio) e subito dopo sull'altare dell'adiacente Chiesa di San Giuseppe?

Ad aprire la via maestra furono la Muscie (ins. Vincenza Musci), classe 1905 da Bisceglie (BA), che sposò Do' Vétale Célle, (Don Vitale Cilli), impiegato comunale, e Donna Marì (ins. Maria Mattia), da San Marco la Catola (FG),anch'ella del 1905, che andò in sposa al geometra Rinaldo Artese, appartenente a chelle de Don Pitre (alla famiglia di Don Pietro Artese).


La maestra elementare sig.ra Vincenza Musci e Don Vitale Cilli, sposi a Bisceglie. Dal loro matrimonio nacquero la sig.ra Liliana, mia professoressa di italiano alle medie, ed il compianto Giuliano.



Donna Maria Mattia, con in mano un mazzo di fiori ricevuti il giorno della cerimonia del suo pensionamento. Al suo fianco il Provveditore agli Studi di Chieti, Don Cirillo e la figlia Vittoria, insegnante che a sua volta sposò il medico Lelline Russe (Angelo Russo), figlio di Tumuassine (Ottorino), che aveva la casa ed il negozio di tessuti proprio dinanzi alla chiesa, la prima ad essere demolita per ampliare la piazza.


Ma i matrimoni non finirono qui.

Seguirono la via maestra, tracciata dalle illustre colleghe, una nutrita schiera di antichi maestri, che giunti negli anni' 50, per firmare i registri di classe, finirono per apporre le loro firme sui registri degli atti di matrimonio, attratti dalle bellezze femminili del luogo.

Firmarono:

  • lu maiastre Germanie, ins. Aldo Germani, chietino, che sposò Maria Fabrizio, figlia de Mudesténe e di Donna Vetaléne De Cristófere (Modesto Fabrizio e Vitalina De Cristofaro), quest'ultima a sua volta figlia di un segretario comunale, proveniente di Monteodorisio;
  • lu maiastre Majaròte, ins. Enrico Maiarota, calabrese, che sposò Evelina Cirese, figlia di Don Achélle;
  • lu majastre Feliciantonie, ins. Alberto Difeliciantonio), pennese, che convolò a giuste nozze con Anita, l’ultima figlia di Donn’Antonie Ciavatta e Donna Utrópe (Eutropia Artese, sorella di Do' Ureste (Oreste Artese);
  • lu majastre Feléppe, ins. Filippo Mariotti, torinese di Sangro, che sposò Maria, figlia di Antonio Labrozzi.

Il maestro Aldo Germani e Maria Fabrizio.


Chiuse la scuola, semmai qualcuno l'avesse mai aperta (stavano sempre in vacanza), lu majastre Mezzanotte (Alfonso Mezzanotte) da Montecilfone, che sposò la collega Delia Marzocchetti, figlia di Mastre Pitre (Mastro Pietro), sorella de lu majastre Ughe (dell'ins. Ugo Marzocchetti), fiduciario del direttore, essendo la direzione didattica ubicata in quegli anni dapprima a Monteodorisio e poi a Vasto.

Insomma in quegli anni, furono in gran parte le ragazze sansalvesi a farla da "padrone" al femminile, andano in sposa a ragazzi forestieri.

In questo mio lungo viaggio della memoria, che partirà dagli inizi del XX secolo sino ai nostri giorni, vi racconterò un po' di storia di personaggi locali, in gran parte forestieri, che giunsero a San Salvo e non andarono più via, sperando di meglio comprendere, insieme, la vera identità del popolo sansalvese.

Il tema è:

"Ma chi sarebbero li salvanese?"

Svolgimento.


NOTE:

  • La sezione del P.C.I. (Partito Comunista Italiano) si trovava in C.so Garibaldi, al piano terra della casa del dottor Vitaliano Ciocco, che era stato un potente gerarca fascista. Con la caduta del Fascio gli fecero ingoiare anche questo rospo, mettendogli la sezione del partito comunista, suo acerrimo nemico, proprio a casa sua.
  • Miccheline de Crapacotte (Michelino Fabrizio), era sansalvese purosangue nonostante il soprannome paresse indicarlo come capracottese. Era titolare dell’unico spaccie (rivendita di sali e tabacchi) di San Salvo, ubicato sul piccolo muraglione che immette da Via Fontana su Via Savoia.
  • Gli altri medici effettivi del paese, negli anni '60, oltre al già citato Don Vitaliano Ciocco, erano Don Peppino de Vito, appartenente ad una delle famiglie più blasonate del paese, il quale sposò l' ins. Donna Aurora Sacchetti, monterenese, e Don Gustavo Cirese, che sposò l'affascinante Menina, figlia di Don Gaetano de Vito e sorella di Don Peppino, coniugi purtroppo prematuramente scomparsi negli anni '50.


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segue










Un libro sul web

MA CHI SAREBBERO

LI SALVANESE

I forestieri a San Salvo

INDICE


Capitolo I
Introduzione
I maestri di scuola



Capitolo II
I carabinieri
e Nonsaccie




Capitolo III
da Gerardo D'Aloisio
a Luegge Capaùne




Capitolo IV
Lu camie de Masciulle
(Il camion di Masciulli)




Capitolo V
Giovanni Bassi
e Valentini Bassi Venturini




Capitolo VI
Vincenzo Larcinese




Capitolo VII
Ninuccie
lu panattire




Capitolo VIII
Lu macillare
de Lentelle




Capitolo IX
Nine
lu napuletane




Capitolo X
Franche lu 'nfurmire




Capitolo XI
Quei matrimoni d'altri tempi -
La bella farmacista ed Erpinio Labrozzi




Capitolo XII
Quei matrimoni d'altri tempi -
Il fidanzamento
e a la spose




Capitolo XIII
Quei matrimoni d'altri tempi -
Il fidanzamento
e a la spose




Capitolo XIV
Erpinio Labrozzi e Maria Iole Di Nardo




Capitolo XV
(Fine prima Parte)


Capitolo XVI
Lu 'ngiugnìre
Tommaso Papi



Capitolo XVII
La famiglia Ricca




Capitolo XVIII
la crisi degli artigiani




Capitolo XIX
Lu motore
de le casuléne




Capitolo XX
Di Virgilio Nicola
la léma sàrde




Capitolo XXI
Lu camie
de Tinarìlle




Capitolo XXII
Angelo Di Biase
(Biascille)


Capitolo XXIII
Li carrettire
diventano camionis




Capitolo XXIV
Lu Jumme
ed il pastificio de mastre Camélle e Marchàtte




Capitolo XXV
Adelme, Gelarde e Micchéle Cillène




Capitolo XXVI
Li trajene
e la nazionale





Capitolo XXVII
La nazionale
ed il dialetto




Capitolo XXVIII
Li frastire
ed i venditori ambulanti




Capitolo XXIX
Quando la gente
parlava con gli animali




Capitolo XXX
Lu sciopere
de lu bosche
e le cantine sociali




Capitolo XXXI
La scoperta
del metano




Capitolo XXXII
La Brede (la SIV)





Capitolo XXXIII
La nascita
della Villa Comunale




Capitolo XXXIV
LA SIV
L'accensione
del 1° forno




Capitolo XXXV
Giorgio la Rocca
(lu rumuane)




Capitolo XXXVI
L'on. Aldo Moro
a San Salvo




Capitolo XXXVII
La fabbreche de le tavelàlle




Capitolo XXXVIII
Il profumo
del progresso




Capitolo XXXIX
La sirena
e le frasterézze




Capitolo XL
Il trofeo
San Rocco




Capitolo XLI
Pasquale Spinelli



Capitolo XLII
Umberto Agnelli
a SanSalvo




Capitolo XLIII
Scandalo al sole




Capitolo XLIV
Ma chi sarebbero
li salvanése