Dissero del maestro
Un ricordo scolastico di Stefano Marchetta
Dissero del maestro dopo
la sua morte
Intestazione Centro diurno anziani
I canti folcloristici del maestro
Evaristo, sono in gran parte poesie musicate. Ispirati dalla
società contadina, in cui egli è vissuto nell'età giovanile,
cantano l'amore per la sua terra, i travolgenti amori
platonici che infiammavano i cuori dei giovani, con la
natura, come in un quadro, a fare da sfondo. Ottimo
mandolinista (il suo primo mandolino se lo autocostrui'
nella bottega artigiana paterna di falegname), come autore
di canzoni, composte con l'ausilio del suo strumento, il
maestro Evaristo ha uno stile tutto suo, appoggiandosi
in modo spontaneo, a conclusione di molte strofe e
ritornelli, a note di quarta, prima di chiudere il periodo
musicale. Questa sua caratteristica, dopo averci fatto
l’orecchio, conferisce a molti suoi brani, una originalità
tonale, di cui egli si serve, sovente insieme a tempi in
6/8, per dare maggior risalto ai suoi testi poetici. Si
tratta, in gran parte, di melodie semplici, composte con i
tre accordi fondamentali di tonica, dominante e
sottodominante, che si prestano, in alcuni brani, come in
“Sopra ‘na culline”, per lungo tempo unico inno sansalvese,
o “La lune z’è fermate”, a sviluppi armonici, anche
complessi. Egli, riservato com'era, componeva innanzitutto
per una sua esigenza interiore, senza pretesa di creare
componimenti per ottenere popolarità e consensi, sicuramente
conscio dei propri limiti. E' importante ricordare che negli
anni '40 e '50, ogni paese era un po' come un mondo a sé, e
che la musica vera la si ascoltava nelle poche radio
che pochi possedevano in paese o dalle bande, in occasione
del loro arrivo nelle festività religiose. Il resto era
demandato a molta improvvisazione da parte dei suonatori,
che suonavano quasi tutti a orecchio, che si esibivano nei
saloni dei barbieri, in cui non mancava quasi mai una
chitarra ed un mandolino. Evento importante per la musica
locale, fu il ritorno dall'Argentina di Marcelléne
(Marcello Scardapane), ottimo suonatore di bandoneon,
flauto traverso e clarino, che riportò a San Salvo un
baule ricolmo di spartiti.
Nella foto: Marcello Scardapane, il primo a sinistra con il flauto traverso, in un gruppo musicale argentino. Il primo a destra, con il mandolino è Angelo Di Stefano, fratello di Zi' Lueggie (zio Luigi), sansalvese trapiantato in Argentina.
Grande violinista di quegli anni, fu Antonio Di Falco, fratello di Za' Giuvuannine Di Falco, nella foto sopra a destra. Ritratti da sinistra: al mandolino Ndriuccie lu teléfene (Andrea Ciavatta) alla chitarra Zi' Peppe lu barbíre (Giuseppe Bruno) ed all'altro mandolino Miccheline de Crapacótte (Michele Fabrizio). La foto è stata scattata dinanzi a lu spáccie di Miccheline de Crapacotte, rivendita n. 1 di sali e tabacchi del paese. Questo spaccio era ubicato nell'ultima casa del piccolo muraglione che da Via Fontana immette in Via Savoia e diede origine al nome della zona "a Crapacotte" o "a lu murajiàune de Crapacotte". Lì i sansalvesi si recavano ad ascoltare la radio de Miccheline de Crapacotte , una delle poche esistenti in paese, per ascoltare i bollettini di guerra ed i giornali radio (lu cumunecáte)."L'ha dette la radie de Crapacotte", divenne un modo di dire per affermare che ciò di cui si stava parlando era vero, senza dubbio di smentite.
Una
citazione particolare merita Antonino Sparvieri (1919-2007),
fratello maggiore del maestro Evaristo, virtuoso
mandolinista e violinista eccelso, in quest'ultima
veste componente anche di orchestre sinfoniche. Disse una
volta Leone Balduzzi parlando di Lui: "Non ho mai sentito un
mandolinista come Antonino". Amico intimo di Raffaele
Artese, Dino Artese , chitarristi, e naturalmente del
fratello, fu anch'egli ottimo poeta dialettale, "allievo" di
Modesto Della Porta, grande poeta guardiese, a cui tutto il
gruppo di amici si ispirava. Antonino, che aveva frequentato
anche le prime classi di liceo senza terminare gli studi,
era un leader giovanile della San Salvo dell'epoca. Con la
nomea di dongiovanni, dopo il matrimonio, si trasferì nel
dopoguerra, dapprima a Vasto, poi a Foligno ed infine a
Roma, ove prestò servizio alle dipendenze delle FF.SS.
con la qualifica di capostazione, nello scalo di Roma
Termini. E' sepolto a Vasto, nella tomba di famiglia
del suocero Angelo Pasquale Gravinese, pugliese, scultore,
stabilitosi nel 1925 a Vasto, autore della base scultorea
che sorregge la statua di Gabriele Rossetti
nell'omonima piazza vastese, del restauro e del rosone
della facciata della Chiesa di San Giuseppe, del Politeama
Ruzzi, di fontane storiche, nonché di importanti tombe
gentilizie. Antonino Sparvieri, che dopo il matrimonio
apprese dal suocero anche l'arte di scalpellino (sua è la
lapide scolpita a mano in memoria di sua madre Giuseppina
Sabatini al vecchio cimitero di San Salvo), è da ritenersi
uno dei più grandi talenti musicali sansalvesi. Chi scrive
ebbe la fortuna di ascoltarlo ormai anziano: aveva un tocco
e capacità interpretative uniche e straordinarie. Gli
anziani del paese non lo hanno mai dimenticato.
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