IL MULINO “PANTANELLA”
di Evaristo Sparvieri
Lo sapevi che fino agli anni
quaranta esisteva in San Salvo un caratteristico mulino ad
acqua, funzionante ed efficiente?
Esso era di proprietà del Comune, e veniva, periodicamente
ceduto in affitto, con l’antico sistema dell’”Asta a candela”,
a privati cittadini, che ne curavano la gestione con piena
autonomia e responsabilità.
L’ubicazione era a ridosso della ferrovia , e precisamente,
subito dopo il passaggio a livello, ora sostituito dal
sottopassaggio, di recentissima realizzazione.
Lo stabile era costituito da un basso e ruvido fabbricato (con
annessa abitazione del mugnaio), a cavallo del “formale” che
stabilisce, ancora oggi, il confine fra le Regioni d’Abruzzo e
Molise, e di cui, le acque cristalline, prelevate dal fiume
Trigno,davano propulsione e forza alla lignea ruota che, di
pale fornita ,imprimeva alla macina il necessario moto, atto a
trasformare il pregiato frumento, in bianca farina, dall’
aspetto soffice e dal profumo semplice e soave.
La sua attività era ininterrotta e massiccia, essendo l’unico
mulino funzionante nella zona , non solo al servizio della
popolazione sansalvese, ma anche di quelle dei paesi
viciniori.
E per questo, lo spazio antistante ad esso, era sempre
affollato di persone, cavalli, muli, asini e carretti (in
attesa del loro turno di macinazione), creando nel posto,
un’atmosfera accogliente,gioiosa e simpatica.
Il paese, all’origine, era collegato ad esso per mezzo di una
strada campestre, che, a seconda della stagione, risultava
polverosa o fangosa: e così, vi rimase fino a che, intorno al
1860, non si ebbe la realizzazione della Strada Provinciale
Trignina che, attraversando il nostro centro abitato ,
provvedeva al collegamento della Stazione Ferroviaria di San
Salvo, con buona parte dei paesi ubicati nell’entroterra del
vastese.
Della vecchia strada, oggi, rimane solo qualche breve ed
insignificante tratto, ma resiste, indelebile, l’antico detto
dei nostri Padri: ”Si’ chiù storte tu che la vi’ di lu muline”
a significare il comportamento, poco leale, della persona a
cui l’antifona era rivolta.
“Andare al mulino”, per i Sansalvesi , costituiva un momento
di particolare importanza si dovevano prendere precedenti
accordi col mugnaio, e azzeccare la giornata non piovosa, per
non correre il rischio di riportare,a casa, la farina rovinata
o impastata dalla pioggia all’interno del sacco che la
conteneva.
Ma l’avvenimento era molto più sentito e molto più atteso dai
bambini che, recandosi al mulino coi propri genitori, potevano
assaporare la fortuna e la gioia di vedere “passare il treno”
e quindi volare, con la fantasia, in paesi lontani e
sconosciuti alla scoperta di cose nuove e di ambienti
affascinanti.
Ora il vecchio e glorioso mulino, che dal popolo era
denominato “Pantanella”, non esiste più : gli ultimi eventi
bellici l’hanno completamente distrutto, ed al suo posto ,
oggi, sorge una fatiscente costruzione, riottenuta per
risarcimento danni di guerra.
Dice il Poeta:”Il tempo con le sue ali spazza via ogni cosa”
ed è vero. Così del vecchio “Mulino Pantanella”, oggi, non
rimane altro, (nel ricordo di chi ha vissuto quei tempi), che
il cupo e chiuso rumore dell’ ”amica macina“, e l’effusione
che da essa, ne scaturiva, atta a rendere lo spirito allegro
esereno per la gioia del pane quotidiano.
Per dovere di cronaca va detto che fu proprio in questo mulino
che ebbe origine (in un anno, orami perduto nel tempo), la
tradizionale usanza delle “Sagne di San Vitale”.
Evaristo Sparvieri