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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri

Sfogliando pagine ingiallite dal tempo, ho incontrato mio padre.
Fernando Sparvieri

Sopr'a 'na culline tra li fiure
se trove stu paese 'ncantate,
sciabbindette chi ci l'ha piantate
loche chiù belle 'n pute' truvà.
Evaristo Sparvieri


IL BOSCO

di Evaristo Sparvieri

Lo sapevi che San Salvo, fino agli anni ’40 aveva il suo bosco?

Esso era ubicato nella fascia di terreno, a sinistra del fiume Trigno, per una larghezza di alcune centinaia di metri, e per una lunghezza di circa quattro chilometri.

Si estendeva in bell’aspetto pianeggiante con alberi imponenti e secolari, con sottobosco lussureggiante, attraversato da ameni viottoli, che gli davano l’aspetto più di parco che di bosco.

Una volta, esso, costituiva la meta preferita per la passeggiata domenicale dei cittadini di San Salvo che, a quei tempi, sprovvisti di mezzi di locomozione, lo raggiungevano  a piedi, nelle giornate di sole, onde goderne il meraviglioso e riposante aspetto, ed essere, maggiormente a contatto con la natura vergine che affascina, ritempra lo spirito  e che innalza a sentimenti di purezza, di semplicità e di amore  per tutto quanto ci circonda.

Ma il bosco perché non c’è più? Cosa ne è stata di esso?

Quali sono stati i motivi per cui tanto prezioso “patrimonio comunale” ha cessato di esistere?

“Con la guerra c’è tutto da perdere e nulla da guadagnare” ammoniva Pio XII, il grande Papa che, negli anni trenta , non riuscì a scongiurare, coi suoi continui interventi, in difesa della pace, che nel mondo scoppiasse la terribile e catastrofica seconda guerra mondiale.

Ed è stata proprio la guerra che fece vittima di sé il nostro bosco, in contrada “Motticce” di San Salvo, con il prelievo sconsiderato ed irresponsabile dei numerosi tronchi di alberi, destinati a molteplici usi, sul territorio  nazionale, per sopperire alle preoccupanti  carenze, sia di natura energetica che industriale, che i rigori ed i disagi della guerra, avevano procurate, a nocumento del popolo italiano.

E’ da ricordare che il lavoro di disboscamento venne effettuato, tutto a mano, da un Battaglione di Fanteria costituito da elementi non idonei ad azioni belliche che, appositamente inviato, e qui di stanza, dava al nostro paese, (specie nelle ore serali) l’aspetto di una caserma militare, dove, per le vie cittadine, ed in prossimità dei dormitori e delle mense, (all’uopo allestite), di tanto in tanto, si sentivano squilli di tromba della “sveglia”della “zuppa s’è cotta”, delle “adunanze” e del “silenzio” che, Caporal Tromba, con la solita e caratteristica “stecca” faceva riecheggiare per l’etere tranquillo della nosta Cittadina che, mai, prima di allora, aveva conosciuto simili situazioni, se non attraverso i racconti dei suoi figli che tornavano dal servizio militare.

Finita la guerra, le cose cominciarono a tornare, gradatamente alla normalità. Si ricostituirono i partiti politici, si ritornò, dopo un ventennio, alle libere elezioni, ci furono travagliatissimi momenti nella vita sociale, e anche San Salvo riebbe la sua Amministrazione democratica, eletta a suffragio unversale.

Aderendo alla volontà popolare, la nuova Amministrazione, ritenne doversi procedere al disboscamento totale di ciò che rimaneva del bosco “Motticce”, considerato che non vi era alcuna possibilità di recupero del bosco stesso e che il terreno di risulta , data la sua fertilità, potesse essere destinato a coltivazione di prodotti agricoli, assegnazione dello stesso, a famiglie contadine non abbienti e di precarie condizioni economiche.

Tanto venne realizzato in non molto tempo, e fu così che il “nostro bosco” venne definitivamente a cessare la sua antica e secolare esistenza.

Oggi, a chi si reca nel posto, la zona si presenta  ordinatamente e razionalmente coltivata, e, del “vecchio bosco” non rimane altro, se non il nome, e, per i più anziani, un lontano piacevole ed indelebile ricordo, all’insegna di un passato in cui la “natura” era sovrana, profondamente genuina e di aspetto gradevole e riposante.

Evaristo Sparvieri