IL BOSCO
di Evaristo Sparvieri
Lo sapevi che San Salvo, fino agli anni ’40 aveva il suo bosco?
Esso era ubicato nella fascia di terreno, a sinistra del fiume
Trigno, per una larghezza di alcune centinaia di metri, e per
una lunghezza di circa quattro chilometri.
Si estendeva in bell’aspetto pianeggiante con alberi imponenti e
secolari, con sottobosco lussureggiante, attraversato da ameni
viottoli, che gli davano l’aspetto più di parco che di bosco.
Una volta, esso, costituiva la meta preferita per la passeggiata
domenicale dei cittadini di San Salvo che, a quei tempi,
sprovvisti di mezzi di locomozione, lo raggiungevano a
piedi, nelle giornate di sole, onde goderne il meraviglioso e
riposante aspetto, ed essere, maggiormente a contatto con la
natura vergine che affascina, ritempra lo spirito e che
innalza a sentimenti di purezza, di semplicità e di amore
per tutto quanto ci circonda.
Ma il bosco perché non c’è più? Cosa ne è stata di esso?
Quali sono stati i motivi per cui tanto prezioso “patrimonio
comunale” ha cessato di esistere?
“Con la guerra c’è tutto da perdere e nulla da guadagnare”
ammoniva Pio XII, il grande Papa che, negli anni trenta , non
riuscì a scongiurare, coi suoi continui interventi, in difesa
della pace, che nel mondo scoppiasse la terribile e catastrofica
seconda guerra mondiale.
Ed è stata proprio la guerra che fece vittima di sé il nostro
bosco, in contrada “Motticce” di San Salvo, con il prelievo
sconsiderato ed irresponsabile dei numerosi tronchi di alberi,
destinati a molteplici usi, sul territorio nazionale, per
sopperire alle preoccupanti carenze, sia di natura
energetica che industriale, che i rigori ed i disagi della
guerra, avevano procurate, a nocumento del popolo italiano.
E’ da ricordare che il lavoro di disboscamento venne effettuato,
tutto a mano, da un Battaglione di Fanteria costituito da
elementi non idonei ad azioni belliche che, appositamente
inviato, e qui di stanza, dava al nostro paese, (specie nelle
ore serali) l’aspetto di una caserma militare, dove, per le vie
cittadine, ed in prossimità dei dormitori e delle mense,
(all’uopo allestite), di tanto in tanto, si sentivano squilli di
tromba della “sveglia”della “zuppa s’è cotta”, delle “adunanze”
e del “silenzio” che, Caporal Tromba, con la solita e
caratteristica “stecca” faceva riecheggiare per l’etere
tranquillo della nosta Cittadina che, mai, prima di allora,
aveva conosciuto simili situazioni, se non attraverso i racconti
dei suoi figli che tornavano dal servizio militare.
Finita la guerra, le cose cominciarono a tornare, gradatamente
alla normalità. Si ricostituirono i partiti politici, si
ritornò, dopo un ventennio, alle libere elezioni, ci furono
travagliatissimi momenti nella vita sociale, e anche San Salvo
riebbe la sua Amministrazione democratica, eletta a suffragio
unversale.
Aderendo alla volontà popolare, la nuova Amministrazione,
ritenne doversi procedere al disboscamento totale di ciò che
rimaneva del bosco “Motticce”, considerato che non vi era alcuna
possibilità di recupero del bosco stesso e che il terreno di
risulta , data la sua fertilità, potesse essere destinato a
coltivazione di prodotti agricoli, assegnazione dello stesso, a
famiglie contadine non abbienti e di precarie condizioni
economiche.
Tanto venne realizzato in non molto tempo, e fu così che il
“nostro bosco” venne definitivamente a cessare la sua antica e
secolare esistenza.
Oggi, a chi si reca nel posto, la zona si presenta
ordinatamente e razionalmente coltivata, e, del “vecchio bosco”
non rimane altro, se non il nome, e, per i più anziani, un
lontano piacevole ed indelebile ricordo, all’insegna di un
passato in cui la “natura” era sovrana, profondamente genuina e
di aspetto gradevole e riposante.
Evaristo Sparvieri