COLANTONIO VALIGNANI
Il 16 marzo del 1445 a S.Pietro in Roma il concistoro di
papa Eugenio IV conferiva la prima commenda gestionale sui
beni del monastero cistercense sansalvese SS Vito e Salvo
de trineo al nobile ecclesiastico teatino Colantonio
Valignani.
“COLANTONIO de‘ VALIGNANO ELECTO THEATINO
COMMENDATUR MONASTERIUM SS VITI et SALVI in
Theatin.Dioec.“Datum Rome apud S.Petrum an.1444 XVII
Kal. apr.an.Pontf.XV (Reg.Vat.363 fol.235 b) - (F.Savini-Septem
Dioeceses Aprutienses Medii Aevi in
VaticanoTabulario-pag 342)
Sempre nel 1445 il pontefice Eugenio IV con un'altra sua
bolla assegnò anche il vitalizio annuo sulle rendite della
Badia SS Viti et Salvi de‘ Trinio al maestro clerico
romano, legato apostolico e notaio dottore in legge
Battista D’Enrico:
“MAGISTRO BAPTISTE DE‘ HERRICIIS, CLERICO ROMANO LEGUM
DOCTORI ET NOTARIO NOSTRO“
Il vitalizio pensionistico concessogli ammontava a 150
fiorini d’oro annui da ricavare sui frutti di diverse
chiesette teatine tra cui anche il monastero SS Vito e
Salvo de trineo :
“ASSIGNANTUR ANNUA PENSIO CL FLORENUM SUPER FRUTUS
ECCLESIAE THEATINENSIS ET MONASTERII SS.VITI &
SALVII de‘ Trinio,Ord.Cister.Theatin. Dioc.“
Datum Rome apud S.Petrum an 1445,ind.IV non.apr. an
Pont.XV Reg.Vatic.363 fol.221 (F.Savini-Septem
Dioeceses Aprutienses Medii Aevi in Vaticano
Tabulario-pag 344)
Colantonio Valignani, notabile dell’arcidiocesi di Chieti,
il 17 aprile 1445 divenne il primo abate commendatario dei
beni del feudo monastico cistercense sansalvese o meglio
dell’antica Badia Nullius Dioecesis SS Viti et Salvo de‘
Trinio .
Lo stesso pontefice Eugenio IV in seguito elevò l’ abbate
Colantonio Valignani al titolo di arcivescovo di Chieti
con nomina in surroga al dimissionario mons. Giovan
Battista de' Bruna.
Colantonio Valignani, abate dell’Abbadia di S.Salvo, fu il
primo commendatario per dipendenza apostolica con
concessione fatta a Roma a casa del cardinale Giovanni
Morinense il 17 aprile del 1445 nell’anno XV del
pontificato di papa Eugenio IV. Secondo il fol 156 del
Registro della Regia Cancelleria di re Alfonso I
d’Aragona, il vescovado di Chieti venne ceduto al
Valignani dal Dimissionario vescovo Giovan Battista de’
Bruna, passaggio poi confermato da papa Eugenio IV che
riconfermò anche la continuità da Abate Commendatario
presso la Badia di San Salvo.
Papa Eugenio IV ordinò al Valignani di corrispondere al
dimissionario vescovo Giovan Battista de’ Bruna un
vitalizio pensionistico annuo di 140 fiorini.
(HISTORIA DELLA CITTA’ DI CHIETI- Girolamo Nicolini
1657)
L'abbate-arcivescovo teatino mons. Colantonio Valignani
era molto apprezzato dal regnante partenopeo Alfonso I
d’Aragona il quale lo nominò Legato ed Abbasciatore
araganose suo rappresentante stabile alla repubblica di
Venezia dove il Valignani poi rimase per circa 2 anni.
Il casato nobiliare teatino de’ Valignani discendeva dal
principe normanno Drogone d’Altavilla, nipote del
Guiscardo e fratello del conte Roberto di Loritello.
Il cognonimento del casato Valignani venne preso dal
castello di Valignano o Volognano, poi distrutto dai
soldati angioini di re Carlo I d’Angiò.
I Valignani erano nobili signori con prerogative primarie
nelle terre abruzzesi del teatino ma godettero di nobiltà
anche a Lucera e nella città di Napoli (dove erano
iscritti ai seggi di Porto e Portanova) e perfino a Roma
(dove erano iscritti al Campidoglio come famiglia
patrizia).
Il casato Valignani annovera diversi uomini d’armi,eruditi
e religiosi. Ebbero il possesso di molti feudi tra cui il
marchesato di Cepagatti , i ducato di Alanno ,il ducato di
Vacri e il baronato di Turri. I nobili Valignani erano
iscritti al primo ordine presso la città di Chieti e dal
1610 furono inseriti pure nel Sovrano Ordine di Malta dove
nel 1781 con il cavaliere duca di Vacri arrivarono fino al
Priorato. Il ducato di Vacri arrivò ai Valignani per
sovrana concessione il 25 giugno 1698 e tale terra venne
registrata come possesso a loro nome nel Regio Cedolario
fino al 1783.
Il titolo di Marchese di Cepagatti e Casanova,arrivò ai
Valignani per concessione sovrana del 2 marzo 1649. Un
Regio reiscritto del 24 ottobre 1834 riconosceva a
Giovanna Valignani il titolo di duca di Alanno , feudo poi
lasciato in anticipata successione a Francesco Bassi .
(Historia de famiglie normanne-lib 2 cap 4-
Biblioteca Vaticana ---- Centuria di sonetti istorici
pag 277 e 278)
L‘abate mons. Colantonio Valignani, arcivescovo di Chieti
dal 1445 al 1488, fece restaurare ed ampliare il palazzo
vescovile di Chieti e fece anche alzare un imponente torre
che da lui prese il nome. Nel 1475 il neo-pontefice papa
Sisto V in occasione dell’anno santo conferì al vescovo
teatino Colantonio Valignani il privilegio di
intercessione d’indulgenze nella stessa arcidiocesi di
Chieti e disobbligò i fedeli abruzzesi alla visita delle
cattedrali alla capitale capitolina.
L‘abate-arcivescovo Colantonio Valignani, morì nel 1488 e
fu sepolto nell’antica cripta di sepoltura della famiglia
Valignani presso la cappella del presepe della cattedrale
di S.Giustino di Chieti; cattedrale anni prima da lui
restaurata,ampliata e impreziosita con statue,dipinti e un
prezioso calice d’argento per l’Olio Santo.
G. Moroni-Diz. di erudizione storico-ecclesiastica-
1858-pag 194)
Durante il suo episcopato Colantonio Valignani fece
ricorso nel 1449 contro il clero di Lanciano che, a difesa
della propria autonomia ecclesiastica, aveva rifiutato una
sua visita pastorale poichè riconosceva competenze
spirituali solo all’arciprete lancianese Marciani.
Mons.Colantonio Valignani ebbe a sostenere anche vertenze
simili contro il Preposito della terra di Gissi che
aspirava ad autonomi diritti episcopali svincolati
dall’arcivescovado teatino.
Valignani ebbe sentenza favorevole nel 1454 per il feudo
di Castel Silvano conteso dall’ortonese Francesco De
Riccardis.
L’11 Agosto dell’anno 1468, la Regia Camera del Regno di
Napoli intimò al regio-commissario Niccolò del Vasto di
far eseguire l’ordine di restituzione (all’arcivescovo
teatino Valignani abate commendatario dell’Abadia
Cistercense SS Vito e Salvo in abruzzo citeriore) del
Molino detto di Tunci precedentemente usurpato dai beni
cistercensi sansalvesi ad opera di Giovanni il Rosso da
Montenero, pupillo erede del nobile Goffredo di Milliaco
ex- Siniscalco del re di Sicilia.
(atto rogato da Cervio di Cola de’ Vivilacqua del
VASTO- antiche perg.senesi -fascio XVVIII n.471)
Mons.Colantonio Valignani arcivescovo-abate della badia SS
Vito e Salvo in diocesi teatina, fece ricostruire la
chiesetta di S.Vito presso la grancia cistercense dei
frati sansalvesi a Castellamare in contrada S.Silvestro.
Da tale grancia, possesso ab antiquo dei monaci
sansalvesi, venivano ricavate preziose rendite annuali,
documentate nel 1230 in 300 ducati d’oro.
L’emblema di Colantonio Valignani era uno scudo in oro con
banda rossa e tre rose d’argento, sormontato da un aquila
nera incoronata d’oro che con gli artigli aveva una
pergamena con la seguente scritta latina : ”DECORAVIT
INTEGRITATEM ET SERVAVIT IN ODOREM”
Colantonio Valignani fu molto liberale e generoso con la
chiesa teatina, ma soprattutto fu un uomo dottissimo e
molto esperto di affari politici. Visse 43 anni fino
all’anno 1488 e dopo di lui il nuovo pontefice Innocenzo
VIII nominò arcivescovo di Chieti mons. L.Alfonso
d’Aragona, figlio naturale di re Ferdinando I d’Aragona.
Quest’ultimo lasciò nel 1496 il vescovado al nobile
partenopeo Giacomo de’ Bacio un paio di anni prima della
grave epidemia di peste che decimò la popolazione di
Chieti.
Dopo l’abate Colantonio Valignani e il successore vescovo
Alfonso Caracciolo d’Aragona, altri abati commendatari
gestirono i beni del feudo monastico cistercense SS Vito e
Salvo de’ Trineo.
Alla guida della badia sansalvese vi furono diversi
Illustri e caritatevoli abati commendatari:
- Francesco Lucentini de' Piccolomini,arcidiacono di
L’Aquila
- Agostino Bennato de‘ Piccolomini ,vescovo senese di
Pienza e Cassia
- Giovanni de' Piccolomini, arcivescovo di Siena e
poi di L’Aquila
- Ottavio Bandini, arcivescovo di Siena
- Prospero Caffarelli, arcivescovo di Siena
- Borghese Scipione-Caffarelli,cardinale di Sacra
Romana Ecclesia e nipote di papa Paolo V
- Francesco Caffarelli, arcivescovo di Siena
- Duca Caffarelli, arcivescovo di Siena
- Pier Luigi Carafa, principe di Belvedere, cardinale
di S.Lorenzo in Panesperna e vescovo di Ostia
- Giovanni Costanzo Caracciolo, principe di Santobono
e cardinale di S.Cesareo in Palactio
- Giuseppe Maria Carafa ,de‘ duchi Spinola di
Montenero,vescovo di Trivento e Mileto.
Il prestigioso ruolo rivestito in abruzzo dalla badia de’
SS Viti et Salvo de’Trineo è rimarcato negli scritti di
Balduino Gustavo Bedini, noto ricercatore di storia
cistercense.
(Balduino Gustavo Bedini-Breve prospetto delle
abazie cistercensi d’Italia-Casamari- 1964).
(ricostruzione di S.Vito de‘ Trineo - cardinali e
abati commendatari - prof. Giovanni Artese)
Peppino Romondio