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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri







Gente del mio paese




di Michele Molino




Umberto Di Biase, il poeta del mare

di Michele Molino


Il chiodo fisso di Umberto Di Biase è il mare. In quel meraviglioso habitat si trova meglio di un pesce. E’ sposato, ha due figli, una ricca capigliatura, baffi da lupo di mare, taciturno.

Ha compiuto 61 anni il 26 gennaio scorso; è più il tempo della sua vita che ha trascorso nell’acqua che fuori. A sei anni avviene il suo primo approccio con il mare. Lo accompagna, a bordo di un carretto, lo zio Antonino Fabrizio.

Resta impietrito davanti all’ incommensurabile bellezza marina. Gli piacerebbe fare un lungo viaggio in groppa ad un delfino. A 12 anni salva la vita a diverse persone che stavano per affogare, ma dopo qualche anno acquista un’attrezzatura da sub che aveva tanto desiderato. Umberto incontra Luciano Ortolano, molto più giovane di lui, animato dalla stessa passione per il mare. Nasce tra loro due una profonda amicizia. Insieme nelle quotidiane immersioni ed inseparabili anche nella vita di tutti i giorni. “Ci spartavàme pùre lu sònne” dice Umberto.

Viaggia molto. Esplora le acque di molti mari: Corfù, Thainlandia, Tunisia e Brasile. Si immerge nelle rossastre acque del Mar Rosso. Con la sua potente telecamera subacquea riprende i paesaggi marini più incantevoli del mondo. Da solo impara a tracciare le coordinate marine meglio di un comandante di un vascello.

Durante una immersione nell’isola di Puket in Thainlandia, scorge dei grossi dentici intrappolati in alcune nasse, lui taglia i lacci con il coltello, e i pesci tornano a nuotare.

“ Negli anni passati sono stato un sub micidiale - sottolinea Umberto Di Biase - quasi ogni giorno prendevo centinaia di pesci, ormai, l’arma è appesa in una parete della casa, come un trofeo. Preferisco usare la telecamera”.

Durante le immersioni porta sempre legata alla cintura una retina dentro la quale deposita ogni piccolo rifiuto sparso nell’acqua. Qualche mese fa, dopo aver compiuto una lunga serie di immersioni, riesce a individuare nei fondali del mare sansalvese, a un miglio dalla costa, una nave mercantile colpita da una bomba durante l’ultima guerra mondiale .“Ho effettuato immersioni nei mari più belli del mondo - sottolinea il coriaceo sub sansalvese- ma le acque del mare Adriatico mi affascinano in modo particolare”.

Di Biase ha stretto amicizia con un gronco di oltre due metri. L’ enorme pesce aspetta ogni giorno Umberto, e si prepara a ricevere pezzi di pane e biscotti.

Un grave fatto sconvolge la vita di Umberto. L’amico Luciano Ortolano è a bordo di un motopeschereccio. Improvvisamente infuria una tempesta. La barca sferzata dai venti impetuosi s’impenna e Luciano scompare tra le acque agitatissime. Le ricerche dei sommozzatori continuano per diversi giorni, ma il corpo di Luciano Ortolano è introvabile. Umberto Di Biase non ha pace, continua a cercarlo. Dopo aver setacciato la zona del naufragio, trova il corpo del suo compagno incastrato tra gli scogli. Tocca a Umberto trasportare alla riva quel corpo senza vita.

“Ho perso un vero amico, non ci posso credere - afferma Umberto con le lagrime agli occhi- Luciano non c’è più, ma la sua figura è sempre presente davanti ai miei occhi”.

E conclude “Vorrei vivere per sempre immerso nell’acqua”.

E’ proprio vero: l’uomo nasce nel liquido amniotico, pertanto, il suo primordiale impulso è di far ritorno nel grembo materno.

Michele Molino





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