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Fernando Sparvieri







Gente del mio paese




di Michele Molino




Tonino Bevilacqua
Il più grande talento del calcio sansalvese
(Con l’Atalanta di Gaetano Scirea e la nostalgia della sua terra…)

di Michele Molino

Tonino Bevilacqua premiato dalla U.S. San Salvo. Il Presidente Evanio Di Vaira, insieme al Direttore Generale Meuccio Di Santo ed altri dirigenti biancazzurri, premia Tonino Bevilacqua per i suoi alti meriti sportivi ed umani - San Salvo 27 Ottobre 2014 - (Foto di Simone Colameo che si ringrazia)


Se dovessimo fare una classifica dei più grandi calciatori sansalvesi di tutti i tempi, il primo posto spetterebbe di diritto ad Antonio Bevilacqua, sia per i meriti sportivi sia per la sua grande personalità dentro e fuori dal campo.



“Tonino”, così lo chiamano gli amici, sansalvese verace, quarto di cinque figli, fin da bambino trascorreva le sue giornate giocando a palla con gli amici del suo quartiere. Il suo talento cristallino si notava già da allora

E’ stato suo padre Michele, grande appassionato di calcio e ciclismo, ad indirizzarlo al mondo del football.

Entrò nel “Gruppo allievi” dell’ U.S. San Salvo, che annoverava l’ allenatore Pasquale Spinelli, ex giocatore del Mantova (Serie A) grande scopritore di talenti. Spinelli, di fronte a quel ragazzino di media altezza e dalle gambe un po’ arcuate, storse un po’ la bocca, ma osservandolo bene durante le partite, comprese che era un mostro di bravura. Quel ragazzino aveva lo scatto felino, il tiro preciso e potente, il dribbling ubriacante.

A 13 anni fu ingaggiato dall’Ascoli allenato dal bravo Carlo Mazzone. Giocò per due stagioni con la squadra giovanile.

Nel 1970 (16 anni ) venne convocato dall’Atalanta (Serie A) a Civitanova Marche per un provino. Il mister restò incantato dalle sue serpentine, dai suoi scatti rabbiosi, dal suo tiro secco e violento e dai suoi passaggi filtranti. La società bergamasca , infatti, non si fece sfuggire un ragazzo dalle caratteristiche uniche.

Tonino caricò la valigia sul treno e partì per Bergamo. Firmò un sostanzioso contratto davanti al famoso presidente Bortolotti .

Appena sul campo, mise mostra le sue caratteristiche atletiche e tecniche, che gli fecero guadagnare il passaggio nella squadra Primavera. In poco tempo divenne amico inseparabile di Gaetano Scirea e Luciano Bodini. Durante le trasferte dormivano nello stessa camera d’ albergo. Tonino e Gaetano avevano lo stesso ruolo di trequartista. Fu una lotta accanita per un posto da titolare. L’allenatore atalantino dimostrò subito una certa preferenza per il talento sansalvese, il quale entrò in pianta stabile nella Primavera. Gaetano Scirea fu costretto a fare un passo indietro.

Abbiamo chiesto a Tonino: chi era Gaetano Scirea?

“Un ragazzo splendido, leale, sincero, educato, un bravissimo calciatore con un ottimo tempismo nelle entrate. Era bello vederlo in azione. Non riesco ancora a credere che la sua vita sia potuta finire in tragedia.

Ci racconti qualche aneddoto ?

Gaetano appena conobbe l’ intenzione del mister di volerlo utilizzare nel gruppo junior, ci rimase male; mi venne vicino e disse: “ Tonino, ho deciso di lasciare il calcio. Tu hai un anno meno di me, pertanto hai più possibilità per arrivare in prima squadra”. Successe, che s’infortunò Bellotti, Gaetano entrò al suo posto. In poco tempo riconquistò la fiducia del mister. Grazie alla passione, al sacrificio e alla dedizione, migliorò giorno per giorno. Una carriera brillantissima: perno insostituibile della Juventus e della nazionale azzurra. Io continuavo a crescere e a dare il meglio di me. Si stava per concretizzare l’esordio in Prima Squadra, durante un allenamento subii un serio infortunio. L’esordio, pertanto, fu rinviato. Avevo tanta rabbia in corpo. Diventai sempre più nervoso, irascibile, scontroso. Mi svegliavo allo spuntare dell’alba. Perché la sfortuna si era accanita contro di me? Pensavo con nostalgia ai miei genitori, ai miei fratelli, ai miei amici, alla mia terra natale. L’ allenatore ovviamente se ne accorse, tanto che la società decise di cedermi in prestito per una stagione alla Civitanovese (Serie D) e poi il ritorno all’Atalanta. Non mi davo pace, stavo male. Una mattina riempii la valigia con le prime cose che trovai nel cassetto e presi il primo treno per tornare al mio paese, abbandonando tutto.



Continuai così a giocare con la maglia della mia squadra del cuore, il San Salvo (1972); 1975 nella rappresentativa regionale; campionato 1977/78 con la Pro-Vasto; nel 1980 fui di grande aiuto alla squadra per la promozione in Eccellenza (1980) e in serie D (1981). Ricordo con grande affetto i vari presidenti che si sono succeduti in quegli anni: Tonino Di Rito, Vito Tomeo e Corrado Donato”.

Tonino ha compiuto 60 anni. Continua a lavorare come collaboratore scolastico. E’ felice e soddisfatto della sua vita: una brava e bella moglie, una casa accogliente, due figli Corrado e Michele, oggi affermati professionisti (prossimi alle nozze). Aveva tutte le carte in regola per effettuare quel salto di qualità nelle sfere alte del calcio, ma il richiamo della sua terra è stato più forte di ogni passione.

Michele Molino






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