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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri







Gente del mio paese




di Michele Molino




“Follia Jazz”

Guglielmo Longhi costruì i piatti con il sottofondo dei bossoli di cannone.
di Michele Molino

“Follia Jazz” il primo complesso musicale sansalvese, nato nei primi anni ‘50. Da sinistra: Vito Tomeo, Guglielmo Longhi, Nicola Masciulli, Angelo De Fanis, Angiolino Ialacci.


Nei tempi passati (anni ’50) i Salvanesi avevano preso la nomea nei paesi limitrofi di pensare solo alle feste.

In effetti , anche le famiglie che avevano i borsellini senza una lira dentro, non lesinavano ad organizzare feste di battesimi, cresime, comunioni, matrimoni, compleanni.

I balli più in voga erano la polka, la mazurka , il saltarello e la quadriglia.

Lo strumento che accompagnava il ritmo delle danze popolari era l’organetto (la ddu bbotte).

Pian piano all’organetto si sostituì la fisarmonica, strumento più maneggevole.

Guglielmo Longhi, contadino, sansalvese e papà di Angelo ex dipendente comunale, collaborava alle feste e alle cerimonie che si svolgevano in casa, proponendo sempre uno spettacolo d’ombre cinesi.

Mentre le figure si proiettavano sul muro bianco delle stanza buia recitava le varie parti.

Era uno spettacolo fantastico per grandi e piccini.

Guglielmo faceva il contadino ed aveva una forte passione per la musica, ma in quel periodo i prezzi del frumento e dell’olio erano al ribasso, ragion per cui escogitò il modo per migliorare la situazione.

Si mise in azione per formare un piccolo gruppo musicale.

San Salvo era un piccolo paese e per reperire i suonatori disposti ad entrare in un “progetto” così particolare, significava farsi in quattro.

Cerca di qua cerca di là, riuscì a reperire Angelo Ialacci e Vito Tomeo per le fisarmoniche, Angelo De Fanis per la chitarra e Nicola Masciulli per i piatti.

Mancava una batteria, strumento indispensabile per suonare nei concerti. In quei tempi , le botteghe di strumenti musicali non esistevano né a San Salvo né a Vasto, e soldi per acquistarli non ce n’erano.

Guglielmo si accollò il compito di reperire in qualche modo una specie di batteria e di suonarla, anche se nell’arco della sua vita non aveva mai visto come si suonava.

Un giorno si recò nella sua masseria, afferrò due conigli nella gabbia e in quattro e quattr’otto gli tolse la camicia . Lavorò bene le pelli e confezionò la copertura della grancassa. Portò le carcasse scuoiate dei due poveri conigli alla moglie che bravissima a cucinare riempì il loro stomaco di frittata con fegatini, e cucinò nel forno di casa. Si ricordò che durante l’ultima guerra mondiale aveva nascosto due bossoli di cannone sotto il terreno del suo orticello. Scavò e li ritrovò ancora intatti. Con il sottofondo ricavò i piatti per la sua batteria e da un ramo secco d’olivo le bacchette.

Guglielmo in pochi mesi imparò a suonare la “ batteria” .

Il complesso musicale prese il nome di “Follia Jazz” e cominciò a suonare nelle case e nelle feste.


Michele Molino






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