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Fernando Sparvieri







Gente del mio paese



gli articoli di Michele



DON ANTONIO FUSILLI
(La casa in Paradiso)

di Michele Molino

Domenico Ialacci il 4° da sinistra, con il pullover blu


Sono passati 10 anni dalla morte di don Antonio Fusilli.

Era il 10 ottobre 2002.

Quel “tarlo”, che furtivamente penetra nel corpo dell’uomo e in un breve lasso di tempo ne divora le carni, ci ha portato via don Antonio Fusilli.

Antonio, ultimo di quattro figli, nasce a San Salvo. A nove anni sente già il desiderio di diventare prete. Dopo aver conseguito la licenza elementare, entra nel seminario di Francavilla d’Ete. Ordinato sacerdote a Vasto da mons. Loris Capovilla, diventa responsabile della parrocchia di Sant’Achille a Roma dove rimane per circa cinque anni. Vice parroco provinciale a Milano per altri 15 anni. Un compito mantenuto con grande impegno. Dieci anni nel Santuario di Madonna delle Grazie di La Spezia. La gente lo stima e gli vuole bene. Se uno cerca in un uomo un padre lo trova in don Antonio che con il suo buon umore, con il suo sorriso è sempre pronto ad aprire il cuore alla speranza. E’ l’uomo del popolo.

Torna ogni anno nella sua amata San Salvo, in occasione della festa del santo patrono San Vitale. Penetranti le sue parole nelle omelie:“ I nostri nonni , quando passava la processione di San Vitale, si prostravano in ginocchio davanti alla statua del martire, e con gli occhi pieni di lacrime pregavano intensamente”.

Don Tonino, come lo chiamavano gli amici più cari, a novembre dello scorso anno, ottiene il “passaporto” per far ritorno come sacerdote nel suo paese natale. E’ felice Antonio ed è felice anche il vescovo Edoardo Menichelli per aver “acquistato” un prete, oltre che giovane, anche preparato, dinamico, estroso, intelligente, vivace, trascinatore. A Don Antonio viene affidato l’incarico di vice parroco del santuario della Madonna delle Grazie di Monteodorisio. Il suo sogno è quello di possedere una casa-ritrovo in cui accogliere tanti giovani e persone che hanno bisogno del suo aiuto. Riesce ad edificare una splendida casetta in cima ad una collina di Montenero di Bisaccia, a qualche centinaia di metri da una Comunità di tossicodipendenti. I giovani ricoverati in quel centro, una quindicina in tutto, nutrono una grande “venerazione” per don Antonio. La sua casa è aperta a tutti. Ha in mente tante cose.

Don Antonio comincia a sentire dei dolori fittissimi.

Il suo stato di salute peggiora di giorno in giorno. Gli esami clinici confermano l’esistenza di uno dei tumori più terribili. Comincia per lui il calvario. Dopo atroci sofferenze, la sera del 10 ottobre 2002, don Antonio assistito dai suoi cari, rende l’anima al Padre eterno.

L’intero paese soffre di un grande dolore per la sua scomparsa. Un via vai di gente in chiesa, dove è allestita la camera ardente, a rendergli l’estremo saluto. Il rito funebre è officiato da mons. Edoardo Menichelli.

Le persone che l’hanno conosciuto e amato nei luoghi, dove ha operato ( Roma, Milano, La Spezia ecc.) sono presenti. Dietro il feretro anche i giovani della comunità, con gli occhi inondati di pianto. Sulla lapide del sarcofago, incise a caratteri cubitali, le parole pronunciate da lui stesso, un istante prima del “fatal respiro”: NON IMPORTA CIO’ CHE HAI FATTO O NON HAI FATTO, IMPORTA CIO’ CHE HAI ATTESO”.

Il vuoto che lascia è enorme.

PRENDILO DIO AMATO E CHE PRESTO RISORGA!

Una sera di luglio ho avuto il piacere di trascorrere una meravigliosa serata con don Antonio ed altri amici. Alla fine, ha voluto che visitassi la sua graziosa dimora, dalla quale si ammira: il profilo azzurrino della Maiella, lo sfondo bluastro della vallata, San Salvo lunga e distesa come un serpente a sonagli. “Il mio desiderio - disse- è quello di viverci insieme agli amici, ai giovani, ai parenti e ai parrocchiani. Ho accolto amici di Roma, di Milano e di La Spezia. E’ per tutto questo che mi sono persuaso a realizzare una casetta fuori dalla città”.

Quella casa arroccata sul colle e illuminata dalla luce calda del sole è rimasta vuota.

Don Antonio non c’è più.

Restano il suo sorriso, la sua immensa ricchezza spirituale, ella sua dipartita.

Michele Molino










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