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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri







Maria Mastrocola

(La mia San Salvo)


I racconti della signora Maria











Quei ricordi insistenti

di Maria Mastrocola Dulbecco



Da mia cugina Erminda, ricevo questa foto e il ricordo si fa insistente.

Intanto chi è Erminda?

Erminda Di Nello è la quinta figlia di Zia Graziuccia, sorella di papà. Gli altri tre figli sono: Marianicola, Vincenzo, Juccia (Antonia) Emma e Erminda.

Erminda è ancora in vita ed abita sempre a San Salvo.

Ogni tanto mi telefona ma io vorrei vederla poiché mi racconta che mi ha tenuta in braccio da piccola, mi chiedo, ma quanti anni ha se io ne ho già ottanta?

Lei appare in questa foto: è la piccolina seduta per terra all’inizio dei personaggi, poi c’è mia sorella Cesarina, zio Sebastiano Boccongelli, nonno dei miei cugini americani (sono partiti per gli Stati Uniti D’America dopo la guerra per raggiugere il papà).

L’altro bimbo in primo piano è Sebastiano sempre partito per gli USA.

In secondo piano vi sono: il cugino Vincenzo, con il cappello suo padre zio Marcellino, Marianicola, poi i due bimbi con i vestiti bianchi sono … e Egidio sempre andato negli USA dietro …poi … poi zia Vitalina mamma di Sam e Egidio e poi mio papà che sembra fumare, ma io so che non ha mai fumato in vita sua.

Dietro c’era un pozzo dell’acqua che non si vede e poi l’albero di gelsi che divenne il mio rifugio quando, fabbricata una nuova casa, la mia famiglia vi si trasferì.

A destra si vede la vecchia masseria dove abitavano mia zia Vitalina e i due figli prima che raggiungessero il papà negli USA. Il fabbricato che sembra un palazzo, in realtà era una colombaia,

A destra vi erano accatastati i covoni di grano in attesa che arrivasse la trebbiatrice che avrebbe separato la paglia dal grano.

Sicuramente questa foto è stata fatta al termine della mietitura.

In quelle occasioni l’aia assumeva un’aria di festa, era la fine di un faticoso lavoro. Si era mietuto il grano e loro avevano lavorato a falciare quelle spighe legando i covoni con legacci formati dalle stesse spighe, con una maestria che sicuramente oggi nessuno è ancora capace poiché questo lavoro viene svolto da una mietitrice e una falciatrice guidata da un mezzo meccanico.

E i ricordi affiorano. In quella masseria ci recavamo per il primo agosto quando tradizione voleva che si consumassero polli cucinati in tutti i modi.

Quando entrando nella stanza che fungeva da cucina (con il focolare) da pranzo e da ripostiglio accecati dalla luce del sole, ci si trovava improvvisamente al buio e dal finestrino retrostante entrava un piccolo fascio di sole dove ho imparato a vedere il “pulviscolo atmosferico” che bello ricordarlo!

Quella masseria fu poi abbattuta (ne è rimasto un pezzetto) per far posto ad una casa nuova per noi.

Im quel posto è sorta, la casetta rosa (colore scelto da me) che mia mamma aveva realizzato per noi c’è ancora ma i dintorni sono spariti inghiottiti da fabbricati e credo una piscina comunale.

Non so dirlo poiché mi sono sempre rifiutata di andare a vedere.

La casetta rosa era questa:



Peccato non aver fatto la foto alla parte nord della casa dove vi era il balcone da dove con la nonna, guardavo la luna e le stelle.

Come dal mio racconto “La nonna”.


Maria Mastrocola Dulbecco

Agosto 2018








I racconti
della signora Maria


Maria Mastrocola
in Dulbecco














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