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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri







Maria Mastrocola

(La mia San Salvo)


I racconti della signora Maria











La predica di Don Cirillo
e la denuncia ai carabinieri.

di Maria Mastrocola Dulbecco


Questa afa mi fa pensare al mio paese quando ero ancora una ragazzina.

Sto leggendo, sul giornalino di San Salvo, i racconti sui carabinieri e non posso fare a meno di ricordare cosa avvenne a San Salvo forse quando avevo più o meno sedici anni.

Le ragazze della mia età frequentavano tutte o quasi l’Azione Cattolica ed eravamo assidue alle funzioni in chiesa.

Naturalmente ci piaceva anche seguire i dettami della moda e le nostre maniche corte non coincidevano con le idee di Don Cirillio, il prete.

Così, per non tornare a casa a cambiarci, molte di noi, avevano adottato delle mezze maniche da tenere in borsetta che, prima di arrivare in chiesa, provvedevamo ad indossare per coprire le nostre "nudità", che poi erano una parte delle braccia verso il polso. Non ricordo bene ma se proprio in quel peiodo, dopo la moda dei vestiti lunghi, si cominciarono anche ad accorciare i vestiti, fatto sta che le ragazze iniziariono a portare vestiti con mezze maniche.

Capitava a volte di incrociare Don Cirillo e cercavamo di nascondere le braccia avvolgendole a quelle della compagna, cercando di passare inosservate.

Avvenne che in pieno Agosto, il quindici, alla festa della Madonna, con la chiesa gremita e noi al nostro posto della scuola cantorum, Don Cirillo, forse perchè il giorno prima aveva incontrato due di noi con le maniche corte o forse con i vestiti meno lunghi del solito, salì sul pulpito e invece di tenere il solito sermone esordì con inveire contro il malcostume che le nostre ragazze iniziavano ad adottare: “Ieri ho incontrato (e qui fece due nomi) tizia e caio che indossavano vestiti sconvenienti”.

Immaginatevi la piega che prese il sermone. Una delle due era già con noi e sentendo ciò svenne, dandoci un bel da fare per soccorrerla.

Nel frattempo entrò l’altra ragazza che, ignara, attraversò tutta la chiesa nel silenzio del pubblico che la seguiva con lo sguardo, mentre Don Cirillo terminava la sua predica. Arrivata da noi, nella navata dove eravamo per cantare, vide la sua amica svenuta e appreso il motivo, vi lascio immaginare come rimase.

Raccontare tutto il nostro disappunto sarebbe dilungarmi e per tornare ai carabinieri, finì che i genitori delle stesse, sporsero denunce contro Don Cirillo.

Naturalmente cominciò una inchiesta ed il comandante di stazione (si diceva in giro che fosse un bel giovane) si vide costretto ad invitare noi ragazze come testimoni. Non aveva fatto i conti con il comune pensare. Una ragazza non poteva andare alla caserma senza poi essere additata e così faticò molto ad avere queste testimonianze.

Dopo parecchi giorni anch’io, accompagnata dalla nonna, varcai la famosa porta della caserma per essere interrogata.

Varcammo quella soglia con molta segretezza e discrezione.

Non ne parlammo con nessuno.

Tutti cercarono di ignorare l’accaduto, ma non la giustizia.

Non so come finì la storia perché, per il buon nome delle ragazze, la cosa fu raccontata poco.

Forse fecero in modo che la denuncia venisse ritirata e non se ne parlò più.


Maria Mastrocola in Dulbecco








I racconti
della signora Maria


Maria Mastrocola
in Dulbecco














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