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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri







Ma chi sarebbero li salvanése

I racconti di Fernando Sparvieri



Un po' di storia locale raccontando personaggi










Renaldo Altieri
(10/4/1936 - 15/4/2002)
Una piccola pagina in ricordo di un grande uomo

di Fernando Sparvieri

Renaldo Altieri, il primo a sinistra e Gino Cacchione il primo a destra,insieme a colleghi ed alunni.



Era il 16 Aprile del 1992.

La ferale notizia giunse tragica, assurda ed inaspettata.

L’amico Gino Cacchione non era più tra noi.

Era impossibile! Non poteva essere vero.

Increduli, io e Fernando Malatesta, ci precipitammo frastornati all’ospedale civile di Vasto.

La speranza di una notizia non veritiera naufragò all’arrivo, lasciando il posto all’atroce verità.

Gino, l’amico Gino, il carissimo Gino, il bravissimo Gino, il destino lo aveva strappato prematuramente, all’età di 53 anni, ai suoi cari ed ai suoi tanti amici.

Sgomenti corremmo all’obitorio, con il cuore che balbettava e la mente sconvolta.

Fu lì che, accanto al corpo dell’amico fraterno scomparso, trovammo Renaldo, da solo: pettinava la fluente ed ancora castana chioma del bellissimo Gino, che pareva sorridere.

Renaldo ci guardò un attimo e poi, in un silenzio surreale, riprese a pettinare: ogni pettinata era una carezza.

E’ questo il ricordo che ho di quella tragica giornata, tra le più tristi della mia vita, ma è anche il ricordo più bello che ho di Renaldo, di Renaldo Altieri, una persona straordinaria, dotata di un carattere ed un un’umanità fuori dal comune, l’uomo forse più coraggioso che io abbia conosciuto.

Eravamo amici io e Renaldo. D’altronde era difficile non esserlo, egli era amico di tutti. Ricordo che incontrandolo regalava a tutti un sorriso ed una speranza, e non poteva essere diversamente, visto e considerato che era stato ad un passo in gioventù dal diventare frate.

Nonostante avesse smesso gli abiti monacali per vivere la sua vita civile, la sua formazione monastica era rimasta indelebile nel suo animo. Spesso si recava a trovare i suoi amici frati, con i quali aveva vissuto gli anni indimenticabili dell’adolescenza. Anche da Sindaco, ogni qualvolta era in difficoltà, correva dagli antichi confratelli, che lo aspettavano a braccia aperte, orgogliosi di Lui.

Una volta invitò anche me ed altri amici a seguirlo nei suoi conventi umbri. Partimmo in 5 con la mia automobile : io, Renaldo, Gino Cacchione, Michelino Gatti e Fernando Malatesta; restammo in Umbria una settimana, ospiti dei frati, in una specie di gita e ritiro spirituale.

Fu un’esperienza indimenticabile.

Renaldo ci condusse dapprima nel convento di Visso, che è su un cucuzzolo, poi nel cosiddetto “Cremlino” di Assisi, che giace disteso a fianco della Basilica del Santo, ed ancora in quello sperduto tra i boschi di Monte Malve a Perugia, ed infine a Spoleto.

Ad ogni convento, alla vista di Renaldo, i frati Gli facevano festa e noi, i suoi amici, eravamo i benvenuti. Mangiammo alle mense dei frati, sedendo accanto a persone sfortunate, ai quali i monaci offrivano quotidianamente solidarietà, con spirito di cristiana fratellanza.

Ovunque si respirava un’aria mistica intrisa di francescana spiritualità.

La compagnia di Renaldo era uno spasso. Ad ogni convento, raccontava aneddoti, anche curiosi, della sua gioventù trascorsa con i frati, per i quali nutriva un amore indissolubile: si sentiva uno di loro.

A Monte Malve mi fece visitare la sua celletta angusta di pochi metri quadrati, in cui bisognava abbassarsi per entrarvi. A Spoleto mi raccontò minuziosamente, con allegria, ma anche con un velo di malinconia, della sua rocambolesca fuga notturna dal convento, scavalcando di notte il recinto, decidendo, pur nella profonda fede in Dio, di mutare radicalmente la sua scelta di vita.

E' fu proprio quella fuga, secondo me, a temprarne il coraggio, che lo rese unico e “rivoluzionario”, specie in politica. Dopo il racconto di quella fuga capii che per Renaldo non esistevano più recinti insormontabili e che tutto era superabile in questa vita terrena seguendo la voce delle proprie idee e del proprio cuore, forti della profonda fede in Dio.

La sua filosofia di vita potrebbe essere racchiusa in questo pensiero: tutto ciò che è umano è mutabile, l’unico dogma immutabile è la legge di Dio, che è sempre giusta perché persegue il bene. Per Renaldo la legge, per essere giusta, doveva perseguire necessariamente il bene della gente. La legge umana è invece spesso imperfetta essendo l’uomo imperfetto. Ne consegue che dove la legge, in taluni casi, è incapace di determinare il bene, subentra la legge del cuore e la voce della propria coscienza.

Ciò spiega a mio avviso determinate sue scelte nella gestione della cosa pubblica che lo resero Sindaco amato dalla gente, che faceva fare la casa a tutti, in un periodo di forte crescita ed espansione demografica, che trovò la nostra cittadina sprovvista di Piano Regolatore.

Ricordo che eletto Sindaco di San Salvo più volte, improntò da subito la sua azione di uomo pubblico al dialogo ed alla disponibilità con tutti, parlando in egual modo con umili e potenti, regalando a tutti un sorriso ed una speranza, senza distinzioni di classi e ceti sociali, in quanto tutti ritenuti fratelli, figli di Dio.

La sua vita politica ed amministrativa non fu facile. Democristiano all’origine, cristiano democratico alle fine, come succede un po' a tutti i Grandi, fu amato da molti e non amato da taluni.

Ma è riduttivo parlare di Renaldo solo come uomo pubblico e politico.

Ho sempre pensato che la politica gli abbia piuttosto rubato qualcosa.

Figlio della terra (non aveva mai smesso di amare le sue radici contadine), temprato nella profonda fede in Dio, Renaldo era sopratutto altro: educatore, poeta profondo, scrittore, lavoratore ed in primis padre e marito amorevole.

Ed è questo il Renaldo Altieri che io amo ricordare; un uomo straordinario, umile, forte e coraggioso, dotato di una forte personalità e con una profonda fede in Dio, un amico di tutti che dava una mano a tutti, come accadde quel triste 16 Aprile del 1992, che diede per l’ultima volta la sua mano a Gino, pettinandolo, all’amico comune Gino Cacchione, prematuramente volato in cielo, in quel cielo azzurro ed immenso che accolse anche Renaldo , tra i cori degli angeli, dieci anni dopo, quel triste 15 Aprile del 2002.

Fernando Sparvieri

Tre libri di Renaldo

La quercia grande. Lupo Rosso Espressioni.



Una poesia di Renaldo

 


Quando me n’andrò

sarà nel vento

mi perderò nell’infinito.

Ho detto della vita e della morte

del pianto del riso e del dolore

del sogno della gioia e dell’amore.

Cristalline gocce di rugiada

ho lasciato sulla terra inaridita.

Nella quiete della notte

per i fitti boschi ho camminato

nel midollo dei pioppi

il mio spirito è penetrato.

Ho sentito il profumo dei giardini

e la fragranza dell’aria

nella brezza del mattino

ho visto gli occhi dei bambini.

Quando me n’andrò

sarà nel vento

in un giorno pieno di luce.

(Renaldo Altieri)






I racconti di Fernando Sparvieri

Indice

Gente, usi e costumi del mio paese



Un libro sul web

MA CHI SAREBBERO
LI SALVANESE

di Fernando Sparvieri

Indice

I forestieri a San Salvo



I racconti del mare

I pionieri del mare ed altro


di Fernando Sparvieri
Indice

Emilie de Felicìlle
(Emilio Del Villano)















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