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Fernando Sparvieri







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Tema di Lara
Lettera a Lara Molino partendo da lontano

di Fernando Sparvieri


Lara Molino

Chi di voi, nel corso della propria vita, non ha mai avuto il desiderio di scrivere una canzone o una poesia, alzi la mano!

Potete abbassarla. Ho capito. Nessuno

Io credo, invece, che siano in molti, coloro, che pur non avendo grandi velleità artistiche, una volta, almeno una volta nella vita, non abbiano tentato di comporre una canzone.

E' un antico pallino, tutto italiano.

Ricordo un film del 1956 di Mauro Bolognini, dal titolo "Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo" , in cui un esilarante Peppino De Filippo, nelle vesti di un vigile urbano, suonatore di basso tuba e... improbabile compositore, cerca di cambiare il tenore della sua vita e della sua famiglia, tentando di scrivere una canzone di successo. Prima di coricarsi, in pigiama, accenna ad alcune melodie, che dopo un po', egli stesso si rende conto essere brani già di successo, come "Una furtiva lagrima" di Donizetti, che scambia per "La Traviata" di Verdi, e la "Gazzaladra" di Rossini. Alla fine riesce nel suo intento, o meglio crede di esserci riuscito. Propone un inno di sua composizione al maresciallo, interpretato da Gino Cervi, dal titolo:"Col rosso non si passa". Il maresciallo, dopo aver ascoltato le prime note, inizia a cantarlo insieme a lui, dicendogli: "Disgraziato, questo è l'inno americano".

Vi ho raccontato la trama del film con Peppino De Filippo, per dire, che come accade in tutti i campi della vita, anche nel variegato mondo artistico, vi sono autori di successo e quelli di insuccesso.

La differenza, tra le due categorie, è molto semplice.

Quelli di successo sono coloro che scrivono libri, canzoni, dipingono e poi, o per merito o per fortuna, ci campano per tutta la vita, come è accaduto ad esempio a qualche giovane cantante degli anni ’60, a cui è bastata qualche apparizione televisiva per diventare famoso; dall'altra parte, invece, ci sono quelli di insuccesso, e sono la gran parte, che a volte, pur essendo bravi, restano suonati, nel senso che loro se la cantano e loro se la suonano.

Io personalmente, che sin da ragazzo ho scritto centinaia di canzoni, appartengo onorevolmente alla seconda categoria.

Il motivo?

Innanzitutto negli anni '60, nonostante i Beatles ed i Rolling Stones, non è che vi fossero molte opportunità di farsi notare per i ragazzi di paese, che vivevano più di sogni che di realtà, rimanendo per questo penalizzati rispetto a coetanei delle grandi città; poi avevo mio padre che voleva che io suonassi, ma non che andassi suonando, ed infine da adulto, premesso che ero una schiappa, vi è una barzelletta napoletana, che rende bene l’idea. E’ quella in cui si racconta che un signore napoletano prega ripetutamente San Gennaro di fargli fare 13 al totocalcio. San Gennaro, un giorno gli appare e gli dice: “Io voglio farti fare 13, ma tu, gioca la schedina!”.

Tutti, però, o meglio quasi tutti, a quei tempi mi consideravano, insieme a Tonine Marisciàlle (Gaetano Masciale), un buon chitarrista, o almeno uno che capiva un po' di musica.

Anche Michele Molino, oggi noto giornalista e poeta dialettale.

Michele, infatti, che sin da giovanissimo è stato uno dei più grandi talenti del calcio sansalvese, un funambolo dal dribbling secco e con ottima visione di gioco, (giocò negli anni 50 - '60 nella Tenax e poi fu calciatore anche della U.S. San Salvo, non andando oltre, nonostante lo volesse il Pescara, a causa dell'ostruzionismo in famiglia che temeva che si facesse male), un giorno mi invitò a casa sua.

Appena entrai notai subito una chitarra appesa ad un chiodo.

“Michele”, gli chiesi, “ma suoni anche la chitarra?”.

“No!”, mi rispose. “Ho scritto però alcune canzoni”.

Restai, come si suol dire, incredulo.

“E fammele ascoltare!”, gli chiesi.

Tirò fuori un vecchio quaderno, e con un po' di imbarazzo ed emozione, iniziò a cantarmene qualcuna.

Accordai la chitarra, che naturalmente era scordata, ed iniziai ad accompagnarlo.

Furono attimi di magia. Finalmente Michele aveva sentito, come si suol dire, l'effetto che fa.

Me ne cantò forse una decina. Tutte canzoni con testi in voga a quei tempi, ricchi di romanticismo e di sogni di gioventù. Il tema principale: l'amore.

Ricordo che dopo una buona mezz'ora, cambiò genere, facendomene ascoltare una la cui melodia mi sembrava, con il dovuto rispetto per Ennio Morriconi, una colonna sonora di un film western, il cui testo diceva: ”Ma dove vai vecchio cowboy, ma dove vai vecchio cowboy, con il fucile e la pistola, che ti fanno, il re de west”.

Fatto sta che il giorno del suo matrimonio, alcune di quelle sue canzoni, divennero la colonna sonora della cerimonia religiosa in Chiesa. Con l'organo a canne, che Don Cirillo aveva comprato, ma che nessuno suonava, glie le arrangiai in versione musicale religiosa . Lle uniche difficoltà che incontrai furono che non conoscendo i momenti salienti della messa, doveva farmi un cenno Don Cirilllo dall'altare quand'era il momento di suonare e che da quel giorno vennero molti sposi a chiedermi di suonare l'organo per il loro matrimonio, cosa che io feci volentieri, naturalmente gratis.

Dal matrimonio tra Michele e la gentile signora Piera, arrivò Lara, la primogenita.

E qui volevo arrivare, al tema di Lara, cioè scrivere qualcosa su Lara e non della famosa colonna sonora del film il Dottor Zivago.

Non so se Lara Molino, abbia iniziato o meno a strimbellare quella chitarra del suo papà, con le corde arrugginite, appesa ad un chiodo, ma una cosa è certa: oggi Lara è una delle cantautrici più apprezzate nel panorama musicale regionale, con ottimi risvolti anche in quello nazionale.

Dopo essersi dedicata per anni alla composizione di canzoni ed averne cantate alcune anche al cospetto di sua S.S. Giovanni Paolo II nella Sala delle Udienze in Vaticano, sta raccogliendo i primi veri e meritati frutti della sua passione musicale e del suo impegno.

E’ di questi mesi, infatti, l’uscita di un suo CD dal titolo “Fórte e gendìle", un viaggio a ritroso alla riscoperta delle antiche tradizioni popolari in chiave folk moderna, con testi in vernacolo abruzzese, che sta riscuotendo, non solo in campo regionale, ma anche in quello nazionale, un ottimo successo. Per questo suo lavoro, di cui si è avvalsa anche della collaborazione musicale del maestro Michele Gazich, violinista e cantautore, che ha curato la produzione artistica dell’album, Lara ha già ricevuto premi e lusinghieri apprezzamenti nei migliori teatri d'Abruzzo e del centro Italia, ma ciò che più conta, piovono recensioni positive anche dalla critica discografica nazionale, non da ultimi quelli del VINILE, prestigiosa rivista che si occupa di storie di musica, dischi, collezioni, emozioni.

Complimenti Lara per il successo riscosso.

Lo meriti tutto, perché è tutta farina del suo sacco.

Sei autrice autentica.

Ho visto tanti bravi pittori copiare alla perfezione quadri d’autore, ma l’Artista vero, quello con la “A” maiuscola, resta solo ed unicamente chi concepisce l'opera, il suo autore.

Che Iddio ce ne scansi e liberi da certe cover.

In bocca al lupo per il futuro, cara Lara.

So per esperienza diretta, essendo stato chitarrista ed amico tutt'ora di un cantante molto noto negli anni '60-'70, quanto sia difficile emergere in questo mondo, dove non è tutto oro ciò che luccica e spesso il compromesso o atteggiamenti addirittura peggiori, determinano o meno il successo di una persona.

E so anche quanto sia difficile mantenere il successo e riemergere.

Ma la musica vince tutto.

E tornando al tuo papà, salutalo da parte mia, chiedigli se conserva ancora quel quaderno, e digli che può dire con orgoglio, in vernacolo sansalvese: "Féje de hátte sirge acchiáppe".

Fernando Sparvieri

9.1.2018


Michele Gazich, violinista e cantautore, con Lara Molino





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