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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri







Ma chi sarebbero li salvanése

I racconti di Fernando Sparvieri



Un po' di storia locale raccontando personaggi










Mastr'Andonie lu scarpare
(Ma ne 'lle fenéte a rraggiuná')

(Fatterelli)


In questi terribili giorni in cui, con il conflitto militare in atto tra la Russia invaditrice e l'Ucraina invasa, il mondo teme che da un momento all'altro possa succedere l'irreparabile, seguendo in diretta i notiziari televisi, che ora dopo ora ci aggiornano sulle drammatiche vicende belliche in corso nell'est dell'Europa, spesso mi sono tornate in mente frasi pronunciate da sansalvesi, dette così tanto per dire, che dopo averle udite sono diventate per me dei modi di dire, che uso spesso ripetere in talune circostanti in cui ci caschene a pennélle (ci calzano a pennello), nel senso che rendono perfettamente l'idea.

Una di queste frasi, l'ho sentita dire da Ntonie lu scarpare (Antonio Perrucci), il mastro calzolaio che poi diverrà anni dopo un importante imprenditore della scarpa, con punti vendita alla moda nella San Salvo dell'era industriale. La pronunciò negli anni '70 dentro il Bar del Corso, che Umberto Pollutri aveva aperto al piano terra della sua casa, ubicata salendo da Corso Garibaldi sulla sinistra, prima dell'imbocco di Via de Vito.

Mastr'Antonio, già uomo adulto, che dall'età di tre anni si era trasferito con i genitori da Montazzoli a San Salvo e quindi parlava, con la sua voce bella e robusta, perfettamente il dialetto sansalvese, stava giocando a carte insieme ad alcuni suoi conoscenti nel bar.

Come succede quasi sempre al termine di ogni partita a tressette, i suoi amici, i perdenti, cominciarono a discutere tra di loro su errori di gioco, dando vita, senza alzare la voce, ad accuse reciproche su chi aveva sbagliato nelle giocate.

Antonio, che aveva vinto, li ascoltava e seguiva la discussione in silenzio. Mentre il cartaro ridistribuiva le carte, i due continuavano a rinfacciarsi l'un l'altro l'errore, e fu allora, che in un attimo di silenzio, udii dire ad Antonio: "Ne'lle fenéte a rraggiunà nghe 'sse cocce ammalite?" (Ma non la finite di ragionare con queste teste malate?).

Mi è tornata in mente questa frase in questi terribili giorni di guerra, mentre seguivo in televisione il susseguirsi dei tragici eventi bellici in Ucraina.

Putin, il presidente russo dava del nazista a Zelens'kyj, presidente dell'Ucraina; Zelens'kyj rispondeva a Putin dandogli del dittatore incosciente, definendolo un pericolo reale per il mondo intero; Biden, il Presidente degli Stati Uniti, dava del macellaio a Putin, regalando i suoi affilati e modernissimi coltelli a Zelen'skì, affinche li potesse usare per scannare Putin; Johnsson, il presidente del Regno Unito, aveva un diavolo per capello biondo, incazzatissimo contro Putin, lo voleva fare a paste di saggiegge (a pasta di salsicce), inviando anch'egli a Zelen'skì lu daccialarde (mannaia da macellaio) ed altri affilati coltelli della sua antica premiata macelleria britannica; l'Unione Europea, che è un'unione che non è un'unione, almeno militare, faceva quel che gli diceva lu capaddózie (il capo, Biden), pur temendo di restare con i fornelli spenti, senza il gas di Putin non solo per la cucina.

Dulcis in fundo ci mancava Pezzáte, con i suoi temperini. Chi era Pezzáte? Per scoprire chi è, se non avete già letto un mio precedente racconto, andate a leggervelo cliccando qui.

E fu allora, che mi ritornò in mente quella frase detta al Bar del Corso dal saggio amico 'Ntonie lu scarpare:

"Ue'! Ne'lle fenéte a rraggiunà nghe 'sse cocce ammalìte?"


17 Maggio 2021

Video

Intervista a Mastr'Antonio Perrucci






I racconti di Fernando Sparvieri

Indice

Gente, usi e costumi del mio paese



Un libro sul web

MA CHI SAREBBERO
LI SALVANESE

di Fernando Sparvieri

Indice

I forestieri a San Salvo



I racconti del mare

I pionieri del mare ed altro


di Fernando Sparvieri
Indice

Emilie de Felicìlle
(Emilio Del Villano)















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