Era successo che Felice Tomeo, che all’epoca era segretario
giovanile della D.C., aveva organizzato, insieme ad un
giovanissimo Mario Cirese, l’avvocato, e ad altri giovani
della Polisportiva Libertas locale, una gara di go-kart per le
vie del paese, patrocinata dall’Amministrazione Comunale,
interamente democristiana con Sindaco il Cav. Enrico Vitale
Piscicelli nel suo ennesimo ed ultimo mandato (1969 - 1970),
in sostituzione di Vitale Artese, che ambiva a diventare
Consigliere Regionale, nelle prime elezioni nella storia delle
regioni.
Bisogna premettere che da un po' di tempo, la nazionale non
passava più in mezzo al paese. Era stato difatti da poco
aperto l’ultimo tratto della SS 16 litoranea, che dalla
nascente San Salvo Marina portava a Punta Penna, interdetto al
traffico per un periodo, in attesa dell'ultimazione dei lavori
del cavalcavia ferroviario a Vasto Marina, e quindi, questa
apertura, aveva per sempre liberato Via Roma, Corso Umberto I,
Via Trignina e la via vecchia per la stazione ferroviaria
(quella che passa dinanzi alla SIV), che divenne per un
periodo un tratto di nazionale provvisorio, prima di
raccordarsi alla litoranea (dov'è oggi la rotonda al confine
tra Abruzzo e Molise).
E così i giovani della D.C., anche per far vedere che loro
avevano una marcia in più ed erano al passo con i tempi,
organizzarono una prima gara di go-kart, disegnando un
circuito nelle strade cittadine, lungo le quali un camion, la
sera prima della gara, aveva scaricato le balle di paglia.
Il circuito si sviluppava così: partenza da Piazza Municipio,
si scendeva sotto al Monumento ai Caduti in C.so Umberto I, si
svoltava a sinistra
a la curve de la Jnnarille (2°
vico Umberto I ), si girava ancora a sinistra
a la puteche
di Lìzzarille (Domenico Jezzi) immettendosi in Via Roma,
si passava dinanzi al Monumento a Caduti (lato Via Roma), si
girava a destra in lieve falso piano in Via San Giuseppe, si
svoltava su Via De Vito, passando dinanzi alla Scuola
Elementare, poi svolta a sinistra su C.so Garibaldi scendendo
verso la Porte de la Terre, svolta su C.so Umberto I, passando
dinanzi ai negozi di Balduzzi (tessuti e alimentari) e si
passava dinanzi al traguardo in P.zza Giovanni XXIII, dopo
aver svolto un ventina di giri.
Fu una manifestazione accolta con entusiasmo da tutta la
popolazione, trattandosi di una vera novità.
Ricordo che il giorno della gara, che era una domenica, Piazza
Municipio (attuale Piazza Giovanni XXIII) si trasformò in un
box di go-kart a cielo aperto. Adulti e bambini, quest'ultimi
attratti da quelle macchinine, che ricordavano i loro carretti
di legno con le ruote a sfera, passavano in rassegna ad uno ad
uno i go-kart, mentre i piloti, tutti intendi a fare i
meccanici ed i gommisti, mettevano a punto i motori che, una
volta accesi, scoppiettavano (
spepetejévene) con il
classico rumore dei 2 tempi.
Erano 2 le categorie in corsa: le 100 cm3, che non avevano le
marce, e le 125 cm3, con le marce, che si correvano in due
gare ben distinte.
Alle 14.00 era prevista la partenza della prima gara, le 100
cm3, e poi le 125.
E' così, in un clima di grande attesa, simile per certi versi
ad un passaggio del Giro d'Italia, si arrivo' all'orario della
partenza della prima gara.
I piloti, dopo aver acceso i motori e fatto un primo giro di
ricognizione, andarono a posizionarsi su una griglia ben
dipinta sull'asfalto con la calce, simile a quelle che si
vedono oggi nelle partenze delle gare automobilistiche di F.1.
Prima dello start, dato con un bandiera, un rumore assordante
si levo' nell'aria, mentre il fumo generato dalla miscela,
frammisto alla puzza dell'olio bruciato, arrivava alle narici.
Nessuno si preoccupava di quella puzza: era un odore moderno,
che inebriava: la parola inquinamento era ancora lungi dal
venire.
Partirono.
Decine di go-kart, come piccoli razzi, all'impazzata,
sfrecciarono sotto il muraglione del Monumento ai Caduti, che
chissà cosa avrà pensato, e svoltando
a la curve de la
Jnnarille, salendo su 2° vico Umberto,
a Lizzarille
si
immisero su Via Roma, ripassando dinanzi al
Monumento ai Caduti, che chissà cosa avrà ancora pensato, per
poi girare in Via San Giuseppe, per poi sparire agli occhi
degli spettatori di Piazza Municipio.
E così per giri e giri, sino al tardo pomeriggio.
Se ne svolsero parecchie, in quegli anni, di corse di go-kart.
La sera prima arrivava il camion con le balle di paglia e la
gente capiva che il giorno seguente ci sarebbe stata la corsa
di go-kart.
Alcuni piloti divennero beniamini.
Uno di questi, sempre vincitore a San Salvo nella classe 125,
fu un giovanissimo Edoardo Suriani da Monteodorisio,
ingegnere, appassionato di motori, figlio di Don Pompeo
Suriani che era il Presidente della Provincia. Aveva un naso
ed una faccia da corridore automobilistico. Restò sempre
appassionato di motori, collaborando, almeno così si diceva,
negli anni della maturita, anche con la Ferrari.
Qualche anno più tardi fu la volta di uno dei più grandi
piloti della storia dei go-kart, che è negli annali della
federaziona sportiva nazionale: Nicola Colantonio. Figlio di
Trentino, famoso per aver aperto la prima omonima Scuola Guida
a Vasto, dopo numerose vittorie anche a San Salvo, fece il
salto di qualità, dedicandosi alle competizioni nazionali ed
europee, diventando campione italiano nel 1970.
Da sinistra, seminascosto, il
Sindaco Enrico Vitale Piscicelli, Nicola Colantonio mentre
ritira la coppa dopo la vittoria, l'avvocato Mario Cirese,
il dr.Giuseppe de Vito, Segretario della D.C. e Felice
Tomeo, segretario giovanile della D.C.
Una menzione particolare va ad un personaggio unico, estroso,
un vero artista del volante: Giuseppe Del Grosso. Ormai
anziano, era conosciuto da tutto il circondario con il nome di
Baffone, per via dei suoi lunghi baffi. Romagnolo di origine,
forse riminese, si era trasferito a Vasto da una vita, dove
faceva il gommista nel quartiere Shangai, a ridosso delle
pompe di benzina della famiglia Molino.
Dire che era simpaticissmo è poco.
Lo ricordo transitare con il suo go-kart a San Salvo, che
faceva più rumore che velocità, forse frenato dall'attrito con
l'aria dei suoi enormi baffi, che lo resero personaggio
popolarissimo non solo nel circondario, ma in tutta Italia,
essendo conosciutissimo da tutti i camionisti in transito
sulla vecchia Statale 16, in quanto uno dei pochi gommisti in
zona.
Ed alla fine, merita una simpatica citazione anche il nostro
Mario Ronca (23/9/1942), l’elettrauto. Originario di Silvi
(TE), si era trasferito il 3 Agosto del 1965 da Città
Sant'Angelo a San Salvo ed era stato il primo in assoluto ad
aprire un' officina di elettrauto in paese, in un locale in
Via Circonvallazione, a fianco al locale in cui Vito Tomeo
aveva aperto il primo ristorante sansalvese. Ancora
giovanissimo era bravissimo come elettrauto, un ragazzo di
belle speranze, con l'officina sempre piena di auto, che
allora si "sfasciavano" piuttosto spesso. Ci andavano
Do'
Lelle, Virgilio Cilli, Zio Mimì (Domenico Napolitano),
mio padre,
Peppine lu zànghere (Giuseppe Di Rocco), un
po' tutti coloro che avevano acquistato la loro prima
automobile, spesso di seconda mano.
Mario, a furia di vedere le corse di go-kart, se ne comprò uno
anch'egli. Fu un campione di go-kart ed anche di bocce. Lo
ricordo dopo la sua prima vittoria a San Salvo quando venne
portato sulle spalle in trionfo dai suoi amici sansalvesi per
la premiazione in Municipio, adornato con una corona di alloro
al collo, come si deve ad un campione vero di automobilismo.
Ne vinse parecchie di gare sia a San Salvo che in altri
circuiti in cui il circo dei go-kart si trasferiva.
Ricordo un aneddotto di Mario Ronca in quel periodo, che
dimostra tutta la sua passione per quel mondo di piccoli
motori. Un sabato sera lo vidi arrivare al negozio di
alimentari di Balduzzi in C.so Umberto, dove c'era anche la
ricevitoria del Totocalcio, per giocare la schedina. Era
tardi e Balduzzi, che aveva già chiuso il botteghino, era in
partenza per Vasto, dove avrebbe dovuto consegnare le matrici
all'ufficio zonale del Totocalcio, gestita dall' agenzia
Massacesi, in Piazza Diomede.
Balduzzi gli disse: “Mario! Se vuoi te la gioco io la schedina
da Massacesi a Vasto”.
Mario gli diede la schedina. Dietro non c'era scritto il suo
nome. In verità non era obbligatorio scriverlo.
Balduzzi gli chiese: “Mario! Come ci scrivo? “.
E Mario sorridendo gli rispose: “Ronca Mario, aspirante
campione”.
Non solo Mario a quei tempi era un aspirante campione.
Era aspirante campione anche San Salvo.
Mario Ronca
10 novembre 2014