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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri










Il coro degli angeli ti accolga in Paradiso
Fernando Sparvieri














Ciao Umberto
(In ricordo di Umberto Di Biase)

di Fernando Sparvieri


Caro Umberto, oggi è una bella giornata di sole, ma il mondo mi appare grigio.

Aleggia nell’aria un'atmosfera di immensa tristezza per la Tua prematura dipartita.

Siamo stati compagni di scuola, in quella Scuola Media Unificata, in cui io ti conobbi e dove tu incontrasti la tua Vienna, un amore durato tutta la vita, che non finisce qui.

Eri più grande di me di qualche anno. Io avevo fatto la primina.

Con affetto Ti rivolgevi a me, che non ancora facevo lo sviluppo, e mi dicevi:” Ua’ que’! Te’ nov’anne”. (Guarda questo bimbo! Ha nove anni).

Avevi sin da allora un carattere forte ed esuberante. Eri il nostro leader. Quando, a volte, qualche compagno o la classe era in difficoltà ci rassicuravi, sorridendo: “ Uaj’! Ne ve ‘mbàuréte ca sta Umberte” (Ragazzi, non abbiate paura! C'è Umberto).

La Tua leadership tra i banchi di scuola era spontanea, indiscutibile, non un' imposizione. Con noi c’erano Felice Tascone, Vito Di Gregorio, Sergio Borzacchini, il compianto Micchelìne de Remmecchéle (Michele De Francesco), che purtroppo ci ha lasciati anch'egli prematuramente, tanti altri ragazzi e c’era anche Sebon (Felice Tomeo), a cui proprio Tu affibbiasti quel soprannome, dopo che la Caldarone, la prof. di francese, gli fece leggere una vignetta sul libro di testo, in cui era raffigurato un uomo un po’ paffuto, che dinanzi ad un piatto ricolmo di pasta, diceva: ”C’est bon”.

Umberto Di Biase a destra, dinanzi al vecchio cancello della Scuola Media, unico ingresso nei primi anni '60. A sinistra Vito Di Gregorio,  suo compagno di classe.


Troppi ricordi mi legano a Te, a quella adolescenza beat, in cui eravamo tutti figli dei fiori, con i capelli lunghi, e sognavamo, come tanti nostri coetanei, di cambiare il mondo mettendo dei fiori dentro i cannoni.

Il tuo papà Angelo aveva appena comprato il Cinema San Vitale da Don Cirillo, che poi divenne il “Biagino”, ed il localino al piano primo, con la macchina del cinema, dove tu ancora ragazzino, facevi il cineoperatore, divenne, nelle fredde e lunghe sere d’inverno, il ritrovo dei compagni di scuola e di tanti altri amici. Quanti giornalini dentro quel locale: Diabolik, Tex, Capitan Miki, Blek macigno e sopratutto Giovani, un settimanale degli anni '60, che ci aggiornava sui Beatles, i Rolling Stones, I Rokes, l'Equipe '84, i nostri idoli musicali.

Quante pizze di pellicole cinematografiche ho rigirato anch’io dentro quel locale, tra la fine di un tempo e l’altro. Da lì partiva il raggio di luce che si stagliava sullo schermo e Tu eri sempre attento, con gli occhi rivolti verso i due carboncini del proiettore, per timore che finissero all’improvviso e bisognava riaccendere le luci in sala. Capitava spesso che le pellicole si spezzassero: accendevi le luci in sala, tra il disappunto degli spettatori ed in pochi secondi fermavi la macchina e con una colla su un pennello le rincollavi.

Umberto al lavoro, con la mitica macchina del cinema, che tanto amavi.


A sin. Felice Tomeo (Sebon) insieme ad Umberto, compagni di classe, sul terrazzo del vecchio cinema.


Splendidi ricordi legati anche alla “Caverna”, il nostro club, quel locale di Don Peppino de Vito in 2° Vico Piazza, che divenne luogo di ritrovo di ragazzi e ragazze, che la domenica, di nascosto dai genitori, diventava la nostra sala da ballo, tra luci psichedeliche e scritte beat sui muri colorati, di cui Tu ne eri stato l’ideatore.

Una foto della "Caverna", il club, in 2° Vico Piazza.


Un giorno, sotto l’Arco della Terra, uscì una scritta verde con un pennello: “Dio è morto”, il titolo della famosa canzone dei Nomadi. Tu ne eri stato l'autore. Don Cirillo andò in bestia e chiamò i carabinieri facendoci chiudere la Caverna, non capendo che era solo il titolo di una canzone che terminava con Dio è risorto.

Sì, caro Umberto, eri il nostro leader indiscusso, un leader buono, leale, anche se a volte, il tuo carattere esuberante poteva far credere il contrario.

Chi ti ha conosciuto veramente sa che nel profondo del Tuo cuore albergavano nobili sentimenti, come la vera amicizia, la solidarietà per gli amici e l’altruismo. Ciò che era tuo, era di tutti. L'amicizia era sacra.

Ci siamo incontrati ed abbiamo parlato più volte in questi ultimi tempi, dopo che la grave malattia Ti aveva colpito, ma non minato le forze interiori.

Eri sereno, forte, coraggioso, come sempre, conscio della gravità del momento, pronto però a combattere, com'era nella Tua indole.

Ho sperato e pregato sino all’ultimo istante che Tu ce la facessi. Anzi ne ero convinto. Purtroppo non è andata così .

Ora sei nella Grazia celeste, insieme ai tuoi cari che tanto amavi ed a quegli amici, miei amici, che ci hanno lasciati prematuramente, che Tu ricordavi con indelebile affetto nei tuoi post su Facebook.

Ti abbraccio caro Umberto, ti saluto come si conviene ad un grande amico, sperando di incontrarti un giorno, che non sta a noi decidere, nei giardini dell’Eden.

Sarà lì che tra mari immensi, che tanto amavi, e cieli infiniti, rivivremo la nostra magnifica ed indimenticabile adolescenza, come in un film.

San Salvo, 27 Gennaio 2020










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