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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri










Il coro degli angeli ti accolga in Paradiso
Fernando Sparvieri













Ciao Peppino
(In memoria di Giuseppe Di Stefano)

di Fernando Sparvieri



Ed anche Peppino se n'è andato.

Era personaggio estroso Peppino, popolarissimo a San Salvo per essere stato Peppine la uardie, in quel periodo in cui il vigile urbano si chiamava ancora "la uardie" (guardia comunale) e l'appellativo di agente di Polizia Municipale era ancora lungi a venire. C'erano lui e Giuvuanne la uardie (Giovanni Del Borrello) a rivestire i ruoli di guardie municipali sansalvesi, in quei lontanissimi anni '60. Poi arrivarono Marie la uardie e Duméneche la uardie, all'anagrafe rispettivamente Mario Torricella e Domenico Evangelista, altri due storici vigili urbani locali.

Ho conosciuto benissimo Peppino.

Cupellese d'origine, aveva sposato Olga, la feje de Fuledéche (la figlia di Filoteo Sorge) ed era quindi il cognato del colonnello Renato Sorge, uno dei primi sansalvesi ad intraprendere la carriera di Ufficiale nell'Esercito Italiano.

Giunse a San Salvo nel 1962, subito dopo il matrimonio. Di mestiere falegname, arte che aveva imparato a Cupello, aveva aperto bottega in un piccolo largo in IX Vico Savoia, dove abitava anche la famiglia della moglie.

Fu in quel periodo che lo conobbi. Realizzò una cassa armonica. A dargli una mano fu un giovanissimo Angelo Longhi, ch' ave' state a lu mastre (che era stato apprendista falegname) a Mastre Rusarie Tomeo e quindi era già pratico del mestiere. Ricordo che insieme ad Angelo, la montò, la prima volta, nella vicina Piazza Europa, facendo in loco le ultime rifiniture e la prova di montaggio generale. Noi bambini eravamo tutti lì ad osservarlo e ci sembrava un preludio all'arrivo della banda, tanto eravamo felici nel vederla, orgogliosi e compiaciuti che anche noi, sansalvesi, finalmente potevamo vantare di avere una nostra cassa armonica.

Era una bella cassa armonica la sua: scoperta, con moderne luci sulle travi, rivestita all'esterno in formica, una vera novità per quei tempi. Insieme ad Angelo fece il giro dei paesi del circondario con quella sua cassa armonica, sino a quando non la rivendette ad un signore di Casalincontrada.

Correva l'anno 1965 quando abbandonò gli attrezzi da falegname e fece il concorso al Comune per fare la uardie. Lo vinse.

Mi diceva mio padre, Evaristo Sparvieri, maestro elementare ed amministratore comunale pro-tempore, che Peppino scriveva bene in italiano, in un periodo in cui l'analfabetismo imcombeva ancora molto a San Salvo ed anche in Italia. Lo nominarono qualche anno dopo capo guardia, con i gradi di sottufficiale dei vigili, lavoro svolto con passione e senso del dovere, anche se com'era inevitabile, per quel tipo di incarico che aveva, si fece qualche nemico. Qualche democristiano, legato a Vitale Artese, non lo sopportava ed andò a ricorrere a Do' Lelle, così chiamavano i sansalvesi a Vitale Artese, futuro onorevole, con il quale ebbe qualche contrasto.

I fatti erano che Peppino, ligio al dovere, dotato però di un carattere a volte, con alcuni, un po' spigoloso, non aveva peli sulla lingua e j le cantave adderétte (diceva quel che pensava senza troppi giri di parole), non lasciandosi facilmente sottomettere da figure politiche non istituzionali, legate al potere, e questo gli costò la qualifica di capo guardia, che non gli precluse di svolgere, sino alla pensione, con serietà ed impegno, la sua mansione di vigile urbano. Vi era un modo di dire a San Salvo in quel periodo a proposito di Artese: "Ne è Do' Lèlle che è malamente. E' chélle che te' 'tturne" (Non è Artese ad essere cattivo, ma quelli che ha attorno), nel senso che era mal consigliato dai suoi più fidati collaboratori. E qualcosa di vero c'era pure.

Ma più che la storia personale di Peppino, vigile urbano di San Salvo, di cui ha lasciato ampia testimonianza, sopratutto tra i più anziani , mi piace ricordarlo sotto il profilo artistico. Fu artista nato, originalissimo, ecclettico: pittore, poeta, musicante, scultore, ebanista, liutaio. Dove c'era arte c'era Peppino. Si cimentava in ogni forma artistica, per passione e diletto.

Amicissimo di mio padre, che non tradì mai, neppure quando furono in molti a farlo dopo le sue dimissioni da Sindaco, insieme a lui affinò l'arte poetica ed anche di liutaio.

Costruì dietro consigli tecnici di mio padre, figlio di falegname, mandolinista, che si era autocostruito in tarda età un mandolino, dapprima anch'egli un mandolino, poi una chitarra, un violino. Giotto superò Cimabue. Spesso mi chiamava per avere un giudizio sulle sue creature musicali.

Scoperta la poesia, ne ha scritte centinaia, alcune belle, vere, come si conviene ad un vero poeta, ed altre satiriche, come un vignettista, in cui si diverte a parlare celatamente e non sempre, di personaggi locali, sopratutto legati alla politica, mettendone in risalto pregi e difetti.

Tra i fondatori del complesso bandistico Città di San Salvo, già in pensione, realizzò il marmo, con mosaico, dello stemma del Comune di San Salvo, che donò al Comune e che è ancora lì, sotto il portico della casa municipale, ad imperitura memoria, ai posteri, dell'amore profondo che nutrì per San Salvo, suo paese d'adozione.

Ultimamente, ormai anziano, realizzò tante piccole giostre, casse armoniche in miniatura ed il Quadrilatero del centro storico, sempre in legno, opere che sono lì, nella Giostra della Memoria di Angiolina Balduzzi, alla quale ne fece dono.

Mi disse qualche tempo addietro che era risalito agli attuali proprietari della sua cassa armonica e che aveva in mente di ricomprarla per farne dono alla sua San Salvo: metterla d'estate alla villa comunale per farci suonare la banda. L'età avanzata ed il suo stato di salute non glie lo hanno consentito.

Ciao Peppino. Potrei scrivere ancora tante cose belle su di te.

Fai buon viaggio.

Mi mancherai.

Fernando

San Salvo, 2 Luglio 2022.


Video
La cassa armonica di "Peppine la uardie"
ed un po' di storia dei vigili urbani sansalvesi



La cassa armonica di Peppino durante una festa locale in Piazza San Vitale.




Collezione del dr. Peppino Romondio




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