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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri

Sfogliando pagine ingiallite dal tempo, ho incontrato mio padre.
Fernando Sparvieri

Sopr'a 'na culline tra li fiure
se trove stu paese 'ncantate,
sciabbindette chi ci l'ha piantate
loche chiù belle 'n pute' truvà.
Evaristo Sparvieri


MASTRO LUIGI DI IORIO
(Detto Firpo)



LA BOTTEGA DI MASTRO LUIGI
di Fernando Sparvieri


La bottega di Mastro Luigi: la porta al piano terra nel secondo edificio a sinistra. Sullo sfondo Piazza San Vitale. (Dipinto di Ergilio Monaco)


Ho dei vaghi ricordi della bottega di Mastro Luigi Di Iorio, nato a San Salvo il 10 Ottobre1912, di professione sarto. Ero un bambino quando mio padre mi portava spesso in quella bottega.

Oggi non esiste più. Essa era ubicata esattamente ove oggi iniziano gli scavi archeologici andando da P.zza Municipio (Giovanni XXIII) in P.zza San Vitale.

Ricordo che per entrarvi bisognava scendere due gradini ed al suo interno vi era, visibile dalla porta d’ingresso, un bancone di colore giallo su cui vi erano depositati gli attrezzi del mestiere: il ferro da stiro fumante, le forbici, il ditale, "la squadre", i gessi necessari per disegnare i vestiti. Alle sue pareti, come in tutte le botteghe dei sarti, vi erano attaccati i “figurini”, che mastro Luigi chiamava ironicamente “lu muammucciarie”, a voler significare che vi erano artrattìte (disegnati) "mammocci", e non persone vere.

Per terra vi erano i mattoni come pavimento, le pareti erano imbiancate con calce ormai ingiallita dal tempo. Alla sera tutta la bottega diventava ancora più gialla, illuminata da una lampadina da pochissimi watt che "canda alijeve" (alitava, faceva pochissima luce)

Mastro Luigi era un tipo minuto, con una lieve gobba. Era dotato di uno spirito acuto di osservazione e di un' arguzia spontanea che lo rendevano unico.

Per questo suo modo di essere, la gente lo aveva soprannominato Mastro Luigi “lu fuìrbe” (il furbo), anche se in realtà questo soprannome, come mi spiegò mio padre, gli derivò dal fatto che da bambino era  un beniamino di un campione di pugilato argentino di nome Louis Firpo, famoso nel periodo della sua infanzia. Lui, giocando con i suoi amici coetanei, imitava il pugile mostrando i pugni, dicendo: "Je so' Firpe! Je so' Firpe!". Gli "ricacciarono" (lo soprannominarono) “Luégge Firpe." Questo soprannome lo accompagnò per tutta la vita, trasformato in "furbo" dalla gente, che non ne conosceva la vera origine e per via del fatto che il nostro era un tipo molto originale.

Famoso era un manifesto che aveva appiccato in bella evidenza in una parete della sua bottega. L’aveva scritto lui, che sapeva appena leggere e scrivere, su un foglio di carta straccia, rigorosamente “gialla”, e su di esso, con il gesso da sarto, aveva scritto: “LARDO E PRISUTTO IL CAFONO PAGO TUTTO”.

A detta di molti suoi "lavurènte" (ragazzi apprendisti), oggi adulti, era un bravissimo sarto; aveva imparato il mestiere a Roma in una sartoria di Via del Tritone. Era un maestro "tagliatore".

Nella sua bottega sono passati decine e decine di ragazzini che venivano mandati dai genitori a lu muástre (al maestro) per imparare il mestiere di sarto e che conservano di lui, come me, splendidi ricordi. Ne cito alcun di diverse generazioni: Gino Fabrizio, Guido Tomeo, Gino Mariotti, Giovanni Bruno, il famoso Ginaldo Di Casoli, caricaturista nato.

Su di lui un po' tutti amano raccontare tutt'oggi aneddoti che ne esaltano la sua originalità espressiva e la sua prontezza di spirito.

Molti di questi aneddoti, a furia di sentirli raccontare in famiglia da mio padre, sono entrati a far parte del mio linguaggio quotidiano. Quasi ogni giorno mi capita di dire: “Si' gna diciàve mastre Luegge?" (Sai come diceva Mastro Luigi), per spiegare allegoricamente qualche concetto di vita attuale, che calza a pennello con gli aneddoti da lui incosapevolmente creati.

Io lo conobbi che ero un bambino, ma da adulto strinsi una buona amicizia con lui sino a quando l'8 luglio 1976, mentre ero militare, mi raggiunse la ferale notizia della sua morte improvvisa.

Per me è stato un maestro di sagagia infinita e di sapiente umorismo.

Per questo motivo fui proprio io ad invitare mio padre a scriverne una raccolta: dopo qualche istante di titubanza mi accontentò. Successivamente Raffaele Artese, suo amico intimo,  scrisse addirittura un libro sul personaggio, attingendo anche ad aneddoti raccontatigli da mio padre, pubblicati sulla "Voce", giornalino locale, diretto da Michele Molino.

Così ricorda mio padre Mastro Luigi e la sua bottega in un suo scritto:

La bottega di Mastro Luigi il sarto, era ubicata nel gruppo delle case dell’antica famiglia sansalvese dei “Di Iorio” entro il quadrilatero del vecchio Centro storico di San Salvo, e precisamente nei pressi della Chiesa Parrocchiale , a poche diecine di metri da Essa.

Mastro Luigi Di Iorio (celibe e di età non tanto giovane), aveva una buona preparazione professionale, e, malgrado il suo scarso e rudimentale livello culturale, aveva delle buone qualità intellettive, per cui era un valido ragionatore, interlocutore ed arguto osservatore di tutto quanto gli si potesse presentare intorno.

Per queste sue indiscusse qualità e per la sua magnanimità nel comportamento, la sua bottega era frequentata, volentieri, da un nutrito gruppo di studenti, tra cui Raffaele Artese, Dino Artese, Antonino Sparvieri, Evaristo Sparvieri, Don Peppino De Vito, Giovanni Ialacci, non solo per l’ottima amicizia che Mastro Luigi offriva a tutti , ma anche perché c’erano da trascorrere momenti di lieta compagnia, e per le sue originali e simpatiche battute, e per gli extemporanei concerti musicali eseguiti, dal gruppo di cui sopra, con chitarra, mandolino e violino.”

Per tramite queste pagine vorrei riproporvi alcuni aneddoti di questo personaggio straordinario raccontati da mio padre, anche se devo premettere, che scritti in italiano, perdono buona sostanza della loro originalità.

Fernando Sparvieri