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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri







Enrico Ciavatta

I racconti di Enrico




Eleonora e le sue sorelle

di Enrico Ciavatta


"Erano tempi neri per le donne!".
Così una vecchia vicina di casa iniziando a raccontarmi la storia di Eleonora.
Nella casa di lei, seduti in salotto, 84 e 65 anni sorseggiando un Ferrochina Bisleri (l'ultima bottiglia al mondo?) impossibile da rifiutare. Sembravamo, a chi avesse potuto solo ascoltarci, una nonna che raccontava una favola tristissima al suo bambino prima di consegnarlo ai suoi sogni.

Non la scriverò la storia di Eleonora e sua figlia. Non ho sufficienti parole, mestiere, pazienza e abbastanza cuore per farlo.

Solo qualche appunto:
...
In quei tempi non erano i figli che mancavano nelle famiglie.
Giovanni si risposa di nuovo e lo fa con Rita, un'altra sorella di Ermelinda e Laura, le sue mogli precedenti. Defunte entrambe.
Da essa ha il tempo di avere tre figli, due femmine e un maschio prima che, a causa di una febbre malarica, anche lei raggiunga le sue sorelle.
Rita, Ermelinda e Laura non erano sole. Eleonora era un'altra sorella. E, anche se la differenza di età tra Giovanni e Eleonora era tale da poter essere considerati padre e figlia, anche Eleonora va in sposa a Giovanni. Lo so, per i tempi attuali, non ci si può credere. Non si riesce a concepire l'idea che quattro sorelle sposino lo stesso uomo, anche se si riesce a immaginare che, stante l'elevata esposizione a malattie mortali in quei tempi, la cosa era plausibile. Sono stato anche tentato di "togliere" dal racconto una o due mogli di Giovanni per renderlo più verosimile per i lettori di oggi. Ma, se è vero oggi che spesso la realtà supera la fantasia, si provi ad immaginare in quei tempi.

E poi, non affrettiamoci a giudicare né le ragazze, né i loro genitori e nemmeno lo sposo seriale.
Non conosciamo abbastanza le condizioni di vita di allora né i valori che supplivano le economie e le reti di solidarietà sociali a cui siamo abituati oggi. O, quantomeno, non le abbiamo vissute.
Era normale che le figlie più grandi allevassero fratelli e sorelle più piccoli e, stante il livello sanitario di allora, le figlie più piccole si ritrovassero, prima o poi, a svolgere ruoli di infermiere e badanti di genitori anziani o di sorelle e fratelli più anziani, sposate o no che fossero.

Per cui era frequente che a "sostenere la casa" di una malata terminale fosse una sorella più giovane ancora non sposata che si sostituiva ad essa nell'accudimento dei nipoti e del cognato. Il matrimonio successivo suggellava la sostituzione di fatto, rafforzando il patto tra famiglie e con qualche vantaggio economico se si pensa alla spesa per la dote e di un matrimonio ex novo. E poi una ragazza aveva modo di conoscere pregi e difetti molto più di un cognato vedovo che di un qualunque altro sposo potenziale. Si può quasi dire che vi erano più matrimoni d'amore in quel tipo di situazioni che nei matrimoni confezionati dai genitori.
...
Anche Eleonora ha il tempo di dare due figli a Giovanni. Poi, a morire, è lui lasciando Eleonora in condizioni molto critiche, stante i tempi. Condizioni che la obbligano ad accettare di andare a lavorare nelle campagne di parenti o vicini di casa per tirare su i due figli.
Si sa, in campagna fa caldo, e non ci vuole molto per un contadino ruspante eccitarsi davanti alle forme e alla bellezza di una giovane vedova qual'era Eleonora, ed essa non riuscire a resistere sia al suo desiderio che a quello proprio di vedova troppo presto giovane.
...
Eleonora riesce a nascondere la sua gravidanza aiutata dalle ampie e lunghe gonne, amiche delle donne di allora. Fino al giorno in cui, nottetempo, scende in cucina, per non farsi sentire dai figli, partorisce anzitempo da sola e da sola taglia il cordone ombelicale. Non è dato sapere se la bellissima figlia, qualche ora più tardi, fu soffocata da lei stessa o da qualche parente per evitare il disonore.
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"Errì, erano tempi neri per le donne! Erano tempi neri per nascere, erano tempi neri per sopravvivere. Arréte a ogni sóne di la campanell' ci stava na storie di lacrime e sangh'!"
(Enrico Ciavatta)










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