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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri







Sotto la torre

(Sàtte a la tàrre)


I racconti della signora Annina



Lisandrino, lu fattucchiare

di Annina Fabrizio


Lu malucchie


Lisandrino era un uomo di una certa età, grasso, alto e grosso, con una lunga barba bianca e con le sopracciglia folte quasi da far paura; nessuno lo chiamava per nome ma lo chiamavano zi' Lisandrino, lu fattucchiare.

Tutti andavano da lui per chiedergli la soluzione a qualsiasi problema; si andava da lui per amore, o per qualche disgrazia in famiglia o per chiedere la cura a qualche malattia.

Anche le donne, che avevano il marito o un figlio in guerra o in America e volevano sapere notizie su dove questi si trovassero oppure se stessero bene, si recavano da lui.

Per quanto era conosciuto andavano da lui anche dai paesi d’intorno e da città lontane, con treni, carrozze e pure a piedi. Ci andavano tanti giovani quando erano innamorati: ragazzi, ragazze e vedove perché, nel caso in cui in famiglia c'era qualcuno che non aveva piacere all'unione tra i due giovani, si diceva che lui era capace di aggiustare tutto.

Alcuni ci andavano per farsi leggere il futuro sia per loro sia per i loro familiari e, se questi non potevano essere presenti gli portavano delle fotografie, o degli indumenti che la persona “d’aggiustare", aveva indossato.

A Santina, la figlia di Valerio e Marietta, una sera, le prese un forte mal di pancia e mal di testa, la mamma era disperata poiché Santina piangeva ed era molto agitata. La madre non poté che pensare che il suo stare male fosse perché aveva fame oppure perché doveva essere cambiata. Marietta allora le diede da mangiare, la cambiò e le diede una bella tazza di camomilla, ma Santina continuava a piangere, anche più di prima.

Quella sera a casa di Marietta si trovava Lisandrino, lu fattucchiare e vedendo la situazione, disse rivolgendosi a Marietta: “A sta bella quatrala hanno fatto il malocchio, prendimi un piatto con un po' d’acqua dentro, un po' d’olio e le forbici”.

Marietta subito preparò tutto ciò che le aveva chiesto Lisandrino, allora lui prese il piatto in mano e cominciò a fare segni di croce sul piatto, dicendo queste parole: “Malucchie e malucchiare dù occhi t’aducchiate dù sante t’aiutate padre fije e spirit sand, lu malucchie a sta quatrala ni puzza ijè chiù avand”. Poi fece cadere due o tre gocce d’olio nell’acqua e con le forbici fece il segno di croce sopra il piatto.

Lisandrino lu fattucchiare, successivamente, rivolgendosi ai presenti disse: “Avete visto? Si vede, che il malocchio gliel’hanno fatto a sta quatrala, perché l’olio si è allargato nel piatto”, poi con le dita prese alcune gocce d’acqua e fece il segno di croce sulla fronte, sul collo e sulla pancia di Santina. Alla fine prese il piatto e buttò l’acqua fuori alla strada dicendo queste parole: “Questo mal di testa a Santina possa durare finché non passa qualche altra persona”.

Dopo un po' Santina riniziò a giocare tutta tranquilla e si calmò, infatti, il mal di testa e il mal di pancia le erano passati. Tutte le persone presenti rimasero molto meravigliate e Lisandrino era molto soddisfatto, perché il malocchio incantato, da lui spezzato, aveva avuto un buon risultato.

Commara Amalia che era presente iniziò a dire che anche lei aveva delle capacità particolari. “Lisandrino non credere che sai fare più di me, che sono brava pure io a togliere il malocchio, so guarire anche tante altre malattie, per esempio la virminare, li strangaiun, i dolori reumatici, so incantare pure lu foch di Sant’Antonio, so aggiustare pure la rottura delle braccia e delle gambe, io la guarisco con la chiara dell’uovo, la canapa e una stecca di legno, dopo quaranta giorni va tutto a posto”.

La commara continuava dicendo: “A casa mia la sera quando torno dalla campagna fanno la fila le persone ad aspettarmi, mio marito vuole cenare dopo una giornata di lavoro, però a me dispiace vedere quelle persone soffrire e cerco di accontentare tutti”.

Lisandrino rimase molto sorpreso nel sentire tutto quello che diceva commara Amalia ed allora le disse: “Amalia, però mi raccomando, il malocchio lo devi rinnovare la notte di Natale, ripetere questa funzione a tre persone, altrimenti quando devi togliere il malocchio a qualche persona, il malocchio non se ne va e poi fai brutta figura”.

Commara Amalia fu felice di sentire il consiglio di Lisandrino e lo ringraziò: “Grazie, grazie, Lisandrino faccio tutto quello che mi hai detto".

Si dice al mio paese: "Perciò la vicchie nen vulav mà murè, ca chiù stav e chiù zambarav”.

Annina Fabrizio




I racconti
della signora Annina
 

Annina Fabrizio
in De Nicolis














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