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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri







Sotto la torre

(Sàtte a la tàrre)


I racconti della signora Annina



Mattia e Clelia
L'amore e la Grande Guerra

di Annina Fabrizio


Mattia un ragazzo giovane, bello, alto dagli occhi verdi e capelli neri, portava dei baffetti e un pizzetto, indossava spesso maglioni chiari, camicie a quadretti bianco e blu, pantaloni scuri e scarpe nere. Lui ci teneva molto al suo abbigliamento. Da diversi anni era innamorato di Clelia una ragazza più giovane di lui. Lei era bellissima, alta magra, un fisico da modella, carnagione chiara, gli occhi azzurri e riccioli d’oro, senza mai truccarsi la sua bellezza era naturale. Anche lei era molto innamorata di Mattia.

Dopo diversi mesi di corteggiamenti, decisero di comunicare ai loro genitori di volersi fidanzare, per potersi frequentare in casa, ma la loro richiesta fu negata da Gaetano, il padre di lei. “Io non ho figlia da maritare, lei è troppo piccola, fra qualche anno ci risentiamo, se è destino si farà”.

Mattia di nascosto continuava a corteggiare Clelia, ma il padre non permetteva di fare uscire la figlia sola, sempre accompagnata da qualche persona di famiglia. Lui gironzolava spesso nelle vicinanze della casa di Clelia solo per vederla. Una sera d’estate vide la luce accesa alla finestra della camera di lei, cominciò a fischiare con la speranza che si affacciasse: quella finestra non si aprì, forse aveva sentito, ma aveva tanta paura che suo padre potesse vederla.

Mattia fece un altro tentativo, prese una piccola pietra e la lanciò verso la finestra. Subito dopo la finestra si aprì e si affacciò Clelia, contenti di potersi rivedere, ma fecero appena in tempo a salutarsi: dalla porta si affacciò Gaetano, che forse aveva sentito dei rumori. Appena vide Mattia che stava parlando con la figlia, diventò rosso dalla rabbia, quasi da sentirsi male, e gli disse: “Se ti permetti ancora di fare queste cose, non entrerai mai in questa casa”. Rimproverò anche la figlia e ancora di più non le permise di uscire di casa da sola, lui era molto geloso di sua figlia.

Passarono quasi due anni e Mattia ripropose la stessa richiesta al padre di Clelia. Questa volta lui acconsentì al loro fidanzamento, tanti preparativi, un anello con una pietra d’acqua marina, la collana con ciondolo, orecchini, la fedina di fidanzamento e tanti regali, grande festa con tutti i parenti, amici e comare. Vissero un anno di fidanzamento felici. Anche le loro famiglie erano contente di questo matrimonio.

Un giorno presero la decisione di volersi sposare, ma la preoccupazione era quella di comunicarlo a Gaetano. Lui era un uomo deciso, padre padrone e quella sera forse non era la serata giusta. Era seduto con la schiena ricurva sul piano del tavolo, con quegli occhi azzurri che fissavano un punto nel vuoto, le mani grandi e rozze stringevano un boccale colmo di vino, quando la figlia gli disse le loro intenzioni. La risposta fu decisa: “Che siete pazzi, vi volete sposare? Avete visto che quest’anno non abbiamo avuto un buon raccolto. Aspettate l’anno prossimo, speriamo che il raccolto sarà meglio”. I ragazzi dovettero acconsentire, perché quello che decideva il padre, si doveva fare, anche se era contro la loro volontà.

Dopo alcuni mesi il postino bussò alla porta. “Cerco il signor Mattia devo consegnare una cartolina raccomandata”. Lui firmò e poi lesse la cartolina: divenne bianco come la cera, mai avrebbe pensato di ricevere quella cartolina, era la chiamata per il militare in periodo di guerra.

Quando la notizia venne data alla famiglia della fidanzata, lei rimase scioccata ma per Gaetano non era un problema, lui pronto alla decisione disse: “Andate dal sindaco, prenotate il giorno che vi può sposare e mi raccomando al più presto, altrimenti tu parti per la guerra, se ti succede qualcosa mia figlia rimarrà zitella, almeno lei prenderà la pensione”.

Loro fecero come il padre aveva consigliato. I genitori di Mattia prepararono una bella camera da letto, con delle lenzuola di lino ricamate, asciugamani con merletti, una coperta di seta, con degli angeli dipinti, una bambola e tanti confetti sopra il letto come segno di buon augurio. Organizzarono un bel pranzo, con tanti invitati per il giorno del matrimonio in Comune.

Arrivò quel giorno tanto atteso, gli sposi andarono in Comune e anche testimoni, parenti e amici. Era usanza che i genitori della sposa non partecipassero al matrimonio delle figlie, ma i genitori di Clelia dovettero andare perché lei era ancora minorenne, loro furono felicissimi.

Il pranzo si preparò nella casa di Gaetano con tante portate, carne, frutta, dolci, confetti, il vino invecchiato dalla nascita di Clelia, una grandissima torta, divertimenti con musica e danze, con tanti invitati. Una festa riuscitissima, non mancava niente. Finita la festa Mattia voleva portare la moglie a casa sua, ma Gaetano sempre col suo carattere burbero e deciso, gli disse: “Mia figlia resta a casa mia, quando torni dalla guerra andrete a vivere a casa tua".

Mattia, pur dispiaciuto, dovette accettare la decisione del suocero. Arrivò il giorno della partenza. Per Clelia fu il giorno più triste della sua vita. Andarono a salutare Mattia tutti , parenti e amici, tutti diedero una parola di conforto anche a Clelia. Passarono mesi senza ricevere notizie.

Un giorno fece visita a casa di Gaetano un certo Franco, un loro paesano. Era partito lo stesso giorno assieme a Mattia. Era stato rimandato a casa per una grave malattia e portò una lettera per Clelia datagli da Mattia. Lei lesse la lettera, dove le diceva che a giorni sarebbe partito per la Russia, le dava conforto di non preoccuparsi che lui stava bene e fra pochi mesi sarebbe tornato a casa. “Il mio pensiero è sempre per te, ti abbraccio tuo Mattia”.

Passò quasi un anno senza avere più notizie, Clelia era sempre chiusa in casa, non usciva neanche per andare in chiesa che prima frequentava tanto. Nell'attesa, si era dedicata al ricamo, all’uncinetto, alla pittura e alla casa. Il suo pensiero era sempre per Mattia, passava le notti insonne a piangere, pensando al destino del suo amore e se l’avrebbe mai più rivisto.

Si avvicinava il Natale. In tutte le case vi erano i preparativi per le feste, per le strade si sentiva odore di dolci, fritti e altro. In chiesa si preparava il presepe per la nascita di Gesù per la notte di Natale, ma in quella casa stava solo tristezza e preoccupazione, non si aveva nessuna voglia di festeggiare.

Due giorni prima di natale, a tarda sera, bussarono alla porta, toc toc. Risposero quasi tutti: “Chi è?”.

Un uomo con un filo di voce disse: “Aprite sono Mattia”. Clelia non riconobbe la sua voce ed era incredula, le sembrava di sognare. Gaetano andò ad aprire la porta, si trovò proprio Mattia di fronte, con dei vestiti da militare sporchi e strappati, dimagrito, aveva una barba lunga, era quasi irriconoscibile. Si abbracciarono commossi, dopo un lungo abbraccio e un pianto di gioia, lui le raccontò tutto ciò che aveva sofferto, lei le disse le sue preoccupazioni e insieme ringraziarono il Signore per averlo fatto tornare vivo. “Ho visto molti dei miei compagni che non torneranno mai più dalle loro famiglie”.

Il giorno dopo andarono in chiesa per accendere un cero e ringraziare il Signore per il suo ritorno.

Festeggiarono il Santo Natale riuniti come tutte le altre famiglie.

La sera di Natale, quando erano a tavola tutti riuniti, Gaetano disse: “Adesso dobbiamo preparare una bella festa per il vostro matrimonio in chiesa”. Tutte e due le famiglie cominciarono i preparativi. I genitori di Mattia prepararono una bella casa, dove misero tutto il ben di Dio. I genitori di Clelia le prepararono un corredo alla quaranta, dei mobili favolosi fatti da un artigiano bravissimo, le regalarono la somma di duemila lire contanti e dissero: “Con questi soldi potete avviare un’attività per conto vostro”. Loro contenti ringraziarono i loro genitori.

Clelia abitava fuori dal paese, perciò Mattia fece preparare una carrozza con due cavalli bianchi, addobbati a festa, con tanti nastri bianchi e colorati. Lui era molto elegante con un vestito nero, camicia bianca, scarpe lucide nere, cravatta grigio perla. Così elegante non vestiva di solito perché a lui piaceva vestire sportivo, ma quel giorno era speciale.

Dopo la festa la carrozza con i cavalli riportò gli sposi nella loro bella casa, Mattia prese in braccio Clelia e entrò in casa come segno di buon augurio. Lei rimase molto contenta nel vedere la sua nuova e bella casa. Dopo qualche anno nacque una bellissima bambina, misero un bel negozio di generi alimentari e vissero uniti e felici, tutti i giorni della loro vita, fino alla loro vecchiaia.

Annina Fabrizio






I racconti
della signora Annina


Annina Fabrizio
in De Nicolis














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