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Fernando Sparvieri







Gente del mio paese




di Michele Molino




Raffaele Paganelli

Le storie di un emigrante sansalvese in Australia

di Michele Molino

Raffaele Paganelli


L’emigrante sansalvese in Australia, Raffaele Paganelli, capigliatura folta, fisico atletico, spalle da lottatore, non avrebbe mai potuto immaginare, che in prossimità della festa dei suoi 78 anni, un crudele scherzo del destino, l’avrebbe costretto a rimanere su una sedia a rotelle per tutto il resto della sua esistenza. Paganelli mentre potava un grosso albero con la sega circolare su un carrello elevatore, veniva travolto dallo stesso, che lo riduceva in fin di vita. I medici si prodigavano in ogni modo per salvarlo, ma non riuscivano a sottrarlo dalla sedia a rotelle.

Ecco uno squarcio della vita di Raffaele Paganelli. Figlio di contadini sansalvesi, vive le sue prime esperienze di vita in campagna, a contatto con i sacrifici, i problemi e i valori del mondo rurale. A sei anni inizia a frequentare la scuola elementare in un “seminterrato” della famiglia Cilli in via Umberto 1°. E’ tra i pochi a scuola a non poter disporre di una cartella per conservare i libri (la balisciatte). La sua famiglia non nuota nell’oro. Raffaele usa come cartella, una cassetta delle munizioni utilizzata ai tempi dell’ultimo conflitto mondiale. Appena fa capolino in classe, i compagni cominciano a deriderlo. Lui arrossisce per la vergogna. Una mattina, preso dalla collera, con gli scarponi chiodati (‘ghi li cindrelle), colpisce un compagno di classe. Da quel giorno, nessuno si azzarda più a infastidirlo. Non ha una grande passione per lo studio, ma mostra una straordinaria abilità nei gioco dei “pennini”. Per questo motivo, una mattina, il maestro gli infligge 45 colpi di bacchetta sulle mani. Raffaele comincia a rigare diritto.

Si appassiona alla lettura. Diventa uno dei migliori alunni, tanto da meritare il “titolo”di capoclasse. Ha intenzione di continuare gli studi, ma suo padre non ha i mezzi finanziari.

Nel ‘58 indossa la divisa militare di bersagliere. Presto diventa il primo autista del Generale di Brigata.

Completato il servizio di leva, viene assunto dalla “ditta Mimì Napolitano” come autista addetto al trasporto merci. L’anno dopo viene assunto, ancora da autista, in un’azienda di Pescara. Riesce ad aprire un conto in banca. E’ uno dei pochi “fortunati” a San Salvo che riesce a comprarsi la “Millecento” uscita da poco dalle fabbriche torinesi della Fiat.

C’è un pensiero che lo segue sempre, un desiderio mai sopito, quello di iniziare a lavorare in proprio. A soli 24 anni acquista un autotreno (è tra i primi a San Salvo) e lui stesso provvede al trasporto sul dorso di sacchi di grano di un quintale l’uno, per il carico. Un anno dopo acquista un altro autotreno. Gli affari vanno a gonfie vele.

Ad un certo punto, la fortuna inizia a voltargli le spalle. Infatti comincia a piombargli addosso una serie di disgrazie. I due mezzi di trasporto vanno distrutti in due diversi incidenti; tre autotreni comprati successivamente subiscono la stessa “sorte” a distanza di poco tempo. Muore uno dei suoi autisti più bravi. Lui stesso è coinvolto in un incidente e resta otto giorni in coma all’ospedale di Vasto, assistito giorno e notte dalla madre.

Raffaele non vuole piegarsi alle avversità; nel 1962 acquista altri tre autotreni, ma è uno dei periodi peggiori. Inizia un momento di grande ristrettezza economica. Le richieste di lavoro si fermano. La situazione è incerta. E’ il ‘boom’ delle grandi trasformazioni sociali.

Raffaele non è in grado di reggere alle nuove esigenze di un mercato in espansione. Cerca di trovare un lavoro, prima che quei pochi soldi che ha ancora con sé si volatilizzino. E’ costretto a prendere la difficile strada dell’emigrazione. Il 16 agosto 1966, infatti, prende la prima nave con scalo a Perth (Australia)

Appena sbarcato cerca subito un lavoro. Non rifiuta un incarico di addetto alle pulizie in una fabbrica di rimorchi. In poco tempo è promosso saldatore elettrico e, per dimostrare la sua resistenza, lavora 35 giorni di seguito, giorno e notte, senza dormire. Per riprendersi dalle notti insonni e dallo stress si addormenta per cinque giorni di seguito.

Finisce per accattivarsi le simpatie e la stima del capomastro, sicchè, presto, si rende indispensabile la sua promozione a capo operaio. Comincia a guadagnare bene e per prima cosa estingue tutti i debiti precedentemente contratti. Nasce il legame sentimentale con Maria, donna intelligente, saggia, tenace e volitiva, incontrata a Perth. La porta all’altare e, in seguito, avrà da lei tre figli: Dino, Riccardo e Clara.

Nel 1970, apre a Perth un’attività imprenditoriale specializzata nella costruzione di pezzi di ricambio per auto. Cinque anni dopo, con l’appoggio dei figli mette su una grande concessionaria di automezzi “Mack” che, oggi, può contare nel lavoro di una ventina di dipendenti.

La sua “firma” campeggia in elegante corsivo su molti automezzi. Raffaele ha il lume degli affari; acquista anche 120 ettari di terreno. Ha raggiunto i limiti della pensione e una solida posizione finanziaria, ma è ancora in attività, specialmente quando c’è da dare una “mano” ai suoi figli.

Si è fatto promotore di un programma di scambi culturali tra la città di Perth e il suo paese d’origine. A giugno del 2004 ha accolto a Perth, il sindaco di San Salvo Gabriele Marchese e la sua delegazione. Nel mese di luglio ha trascorso le vacanze a San Salvo in compagnia della sua “dolce metà”. Prima del loro ritorno a Perth hanno voluto festeggiare con tutti gli amici e i parenti, in un grande e noto ristorante sansalvese, trentacinque anni di matrimonio. Il 28 luglio, Raffaele e Maria, con gli occhi velati di lacrime, hanno lasciato l’Italia, per raggiungere in aereo Perth.

Questo è Raffaele Paganelli: un uomo che, partito da lontano con una “valigia di cartone” è riuscito non solo a creare un’industria che rappresenta degnamente l’operosità delle imprese italiane e “salvanesi” all’estero, ma anche a dare forza e vitalità ad un’attività industriale nel momento più critico della sua vita. Un positivo risultato conseguito a prezzo di duri sacrifici sostenuti negli anni belli della gioventù.

E’ un grande uomo perché ha saputo superare i momenti difficili della vita con dignità, modestia e determinazione. Raffaele è rimasto legato al suo paese natale da un rapporto d’amore e ricordi dell’infanzia, che le alterne vicende e circostanze non hanno mai attenuato.

I figli possono essere fieri di Raffaele. La vita, purtroppo, ci riserva sempre delle sorprese, a volte belle ma spesso anche contraria al nostro volere.

Raffaele, non arrenderti!

Michele Molino






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