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CARNEVALE
Magnàte carne e maccarìhune,
li fuijaràpe zi da spricà

di Michele Molino

anni '60 - 'Na miscaráte (rappresentazione carnascialesca)


A San Salvo nel dopoguerra c’ è stato un continuo fiorire di gruppi del Carnevale.

Una delle più belle “mescaràte” che i più anziani ricordano era quella di Filoteo Sorge, contadino, papà dello scomparso Renato capitano nell’esercito.

Filoteo Sorge con un grossa pancia e un nasone rosso guidava il corteo formato da una decina di coppie di giovani che portavano a braccetto altri giovani vestiti con abiti femminili. I figuranti si disponevano in cerchio e accompagnati dal suono di una fisarmonica; ogni coppia avanzava verso il centro e cantava una strofa. Di solito le ultime due strofe venivano cantate da tutti i personaggi in coro. I bambini lo chiamavano: “Carnevale”.

La “parodia” terminava con “Carnevale”, che buttava manate di fasci di foglie di rape alla folla plaudente, gridando a squarciagola: "Magnàte càrne e maccarìhune, li fuijaràpe zi da spricà" ( Mangiate carne e pasta , buttate le rape).

Pugginelle (Pulcinella) di buon mattino andava a prendere una alla volta le “signorine” a casa e le accompagnava nell’abituale luogo di ritrovo. Evaristo Sparvieri ha descritto benissimo la scena:”Ascive Pugginelle la matine, nghi ‘na scuffietta rosce nghi lu fiocche, nghi nu “tripuline”appicciate mmocche, curreve pi pijà li signurine.La rihunione di li miscarate, zi face’ a la case di Caffittire: addo’, prime di cumunza’ lu ggire, a la “parte”, j zi dave ‘n’arpassate. “.

Nella storia locale sono rimasti molti aneddoti divertenti. Ad interpretare l’importante farsa di Pulcinella toccava sempre ai membri di una stessa famiglia (così potevano riciclare i vestiti). Infatti per diversi anni sono stati Antonio, Vitale, Gino e Nicola figli di Paulicce Di Lique (Paolo De Luca) banditore del paese a rivestire il ruolo.

Un Carnevale, toccò a Pulcinella aprire la scena e nessuno dei suoi familiari mancò al divertente appuntamento. Pugginelle con la cuffietta guarnita di un fiocco rosso, con i campanelli legati ai fianchi e con la frusta in mano, fece una piroetta e facendosi accompagnare dal suono di una fisarmonica, iniziò a cantare il brano assegnato: “Iè chi sso nu pugginelle… ( Pugginelle in dialetto sansalvese sta ad indicare una persona opportunista, volubile e poco seria).

All’ ambruvvuése (improvvisamente) dalla folla si sentì una voce possente che diceva :” Ca ci sì, ca ci sì !“

Era suo padre.

Risate a non finire.

Addre che Carnivàle!

Michele Molino








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