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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri







Ma chi sarebbero li salvanése

I racconti di Fernando Sparvieri



Un po' di storia locale raccontando personaggi










Lu pahàune de Sabbaténe

(Il pavone di Sabatini)

(Fatterelli)

di Fernando Sparvieri

Leone Balduzzi fotografato nello spiazzetto privato ubicato nella parte retrostante del suo bar in C.soUmberto I.


Quando Balduzzi aprì il primo vero bar sansalvese, nell'immediato dopoguerra, nella sua casa in C.so Umberto I, pensò bene di sfruttare, nella parte posteriore del fabbricato, 'na renzácche, cioè una rientranza al muro perimetrale dell'edificio, che dava luogo ad uno spiazzetto privato, in cui d'estate metteva sedie e tavolini per far giocare a carte, all'aperto, i suoi clienti.

Uno di questi clienti era do' Uréste Sabbaténe (don Oreste Sabatini), scapolo benestante, come i suoi tre fratelli Peppine, Harebbalde e Virginio, che abitavano tutti in C.so Umberto I, dirimpetto alla Porta della Terra, qualche casa prima del bar, nella palazzina dei Sabatini.

Da sin. Roberto Pascale, Do' Robberte, Don Gustavo Cirese, medico chirugo, Don Oreste Sabatini, commerciante e Do' Rolande la poste (Rolando Cirese), direttore dell'Ufficio Postale.


Era un signore d'altri tempi Do' Uréste. Non molto alto di statura, con i capelli bianchissimi, lievemente ingialliti dal fumo della sigaretta sempre fra le dita, la erre moscia su un bel vocione da maschio vero, sempre elegante con giacca, gilet e orologio con la catenella nel taschino, aveva un carattere franco e diretto, che lo rendeva un personaggio molto rispettato dalla gente. Come si suol dire in dialetto sansalvese in talune discussioni non esitava a stuccua' adderette (diceva quel che pensava), senza peli sulla lingua, dicendo pane al pane e vino al vino e per questo incuteva in molti anche un certo timore reverenziale.

Il fatto, poi, che fosse proprietario di una cantina vinicola in Via Trav. Interna (Attuale Viale Duca degli Abruzzi), in prossimità della strada per il cimitero, e che lì, sul terreno di proprietà avesse decine e decine di alveari, essendo anche esperto apicultore, e che si muovesse a bordo di una motocicletta, con la quale ci andava anche a Chieti, lo rendevano, agli occhi della gente, un personaggio all'avanguardia per quei tempi, stimato e riverito, in una società dedita principalmente all'agricoltura.

Aveva anche un bel pavone (lu pàvàune de Sabbaténe), che teneva, libero di muoversi, dentro al giardino dietro la sua casa in C.so Umberto I.

Non so se anche i pavoni, si affezionini come i cani al padrone, fatto sta, che quando Don Oreste giocava con gli amici a carte in quel piccolo largo all'aperto del bar Balduzzi, il suo pavone, camminando di tetto in tetto, partendo da quello della casa dei Sabatini, passando su quello di Nine lu Napuletane (Nino Iannace), arrivava a ridosso dello spiazzetto del bar e, dall'alto, si affacciava con la testa, sbirciando all'ingiù. Dopo faceva marcia indietro ritornandose al giardino dei Sabatini.

Lo aveva fatto tante volte quel tragitto quel pavone, che oramai lo conoscevano tutti al bar. Lo chiamavano lu pahàune de Sabatténe.

Senonché un pomeriggio d'estate, mentre Do' Uréste stava giocando a carte, capitò al bar Balduzzi un ragazzo che chiamavano Robbérte bábbe, "babbo" era il suo soprannome. Era abilissimo nghe la fràzze (con la fionda), capace di colpire un uccellino in volo a cento metri di distanza.

Ed ecco affacciarsi sul tetto di Balduzzi lu pahàune de Sabbaténe.

Fu un attimo.

Bammt una fiondata lo colpì alla gola.

"Lu pahàune me!!!" (Il mio pavone), esclamò Sabbaténe, quando se lo vide piombare sul tavolino.

Z'ave' morte (Era morto).

Diagnosi di morte: "Ha 'viute 'na pàrálese (Ha avuto una paralisi), disse con la sua erre moscia Do' Uréste.

10 Ottobre 2022

Nota: La famiglia Sabatini era costituita da quattro fratelli ed una sorella. Oltre a Don Oreste c'erano i fratelli Giuseppe, detto Peppine, lievemente claudicante, che commerciava in grano in un locale a pian terreno della casa in C.so Umberto I, Harebbalde (Garibaldi), che aveva un negozio di stoffe, ombrelli e cappelli in un locale adiacente a quello di Peppino, e Virginio, che emigrò per un periodo negli Stati Uniti. La sorella Irma era l'unica coniugata in famiglia. Viveva a Vasto avendo sposato un componente della famiglia Cerella, famosa ditta vastese di autobus.




I racconti di Fernando Sparvieri

Indice

Gente, usi e costumi del mio paese



Un libro sul web

MA CHI SAREBBERO
LI SALVANESE

di Fernando Sparvieri

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I forestieri a San Salvo



I racconti del mare

I pionieri del mare ed altro


di Fernando Sparvieri
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Emilie de Felicìlle
(Emilio Del Villano)















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